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Manovra correttiva: il governo lima gli ultimi dettagli, in settimana tutti i provvedimenti

Governo al lavoro per chiudere il pacchetto delle misure economiche chieste dall’Europa entro l’11 aprile, ma non è escluso che una parte dei provvedimenti possa slittare di qualche giorno. Di certo domani sarà approvato il Def, peraltro con 24 ore di ritardo rispetto alla prassi che indica come scadenza in Europa il 10 aprile. Se si farà in tempo a passare il vaglio politico dell’insieme delle misure di correzione e crescita toccherà lo stesso giorno anche al provvedimento da 3,4 miliardi, ma non è escluso che per un maggiore approfondimento e coordinamento tra Mef e Palazzo Chigi i tempi possano allungarsi.

Il Def ridisegnerà il quadro macroeconomico italiano, inglobando la correzione del deficit strutturale pari allo 0,2% del Pil per quest’anno richiesta da Bruxelles e ricalcolando anche debito e prodotto. Il numero sulla crescita è ancora alle ultimissime fasi di limatura. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha ultimamente più volte insistito sui segnali incoraggianti di inizio anno che lasciano prevedere un’espansione “più robusta” e lasciano quindi intendere, secondo molti osservatori, il rialzo delle stime di crescita dall’1% all’1,1%.

L’ipotesi che la manovrina possa avere un effetto depressivo, per quanto limitato, non è però del tutto esclusa, tanto che l’asticella potrebbe non modificarsi e restare ferma proprio sul numero tondo. Il debito inizierà invece a calare dal 2018, secondo quanto indicato dal viceministro Enrico Morando, anno in cui Padoan ha assicurato alla Ue un’ulteriore correzione del saldo strutturale dello 0,6% che permetterebbe quindi di arrivare al pareggio di bilancio (o quanto meno al close to balance) come previsto nel 2019.

Il Documento elencherà quindi nel Pnr la continuazione del programma di riforme che l’Europa vuole ancora ambizioso. Si punterà quindi sulla concorrenza, sugli stimoli alla contrattazione decentrata e alla produttività, sulla lotta alla povertà e sul reddito di inclusione per chi perde il posto, oltre che sulla semplificazione della giustizia civile. Nella manovrina la parte del leone toccherà invece alla lotta all’evasione. Lo split payment assicurerà quest’anno un gettito di 1 miliardo che salirà a regime (quando i mesi di applicazione saranno effettivamente 12) a 1,3/1,4 miliardi di euro. Il decreto prevedrà probabilmente anche una stretta sui pignoramenti e una forma di rottamazione delle liti fiscali che potrebbe portare nuovo gettito.

Dal capitolo giochi potrebbero arrivare più risorse di quanto previsto inizialmente, probabilmente anche oltre mezzo miliardo, il ritocco delle accise sui tabacchi vale circa 200 milioni. Poco meno di un miliardo arriverà invece dai tagli semilineari ai ministeri e da una nuova tornata di spending review.

Daniele Vice

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