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Libia, Gentiloni: una soluzione militare del conflitto è esclusa

Nessuna soluzione militare, piuttosto un percorso di pace che passi attraverso missioni di peacekeeping. E’ l’opinione del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sulla questione Libica: “Se nel Paese il percorso di transizione indicato dall’Onu prende forma, potrà essere sostenuto anche da un’operazione di peacekeeping sotto l’egida delle Nazioni unite. Ma una soluzione militare della questione è esclusa” ha messo in chiaro parlando oggi dalla Farnesina. “Dobbiamo andare oltre una narrativa semplicistica rivoluzione-controrivoluzione, islamisti-antislamisti. Lavoriamo per l’obiettivo immediato di un cessate il fuoco, anche per risultati minimi. Anche 12 ore sono, per i diritti umani, un risultato importante”. La diplomazia italiana intanto resterà attiva e nonostante la recrudescenza del conflitto “l’ambasciata di Tripoli continuerà a rimanere aperta fin quando ci saranno le condizioni”.

Gentiloni è tornato anche sul conflitto Isarelo-palestinese e sulla questione del riconoscimento dell’Anp come nazione. Un tema scottante, che ha già visto l’Alto Rappresentante Ue per la Pesc schierarsi a favore di una compiuta costruzione dello Stato arabo: “una soluzione equa e duratura potrà essere garantita solo nel quadro di un negoziato diretto fra le parti, il cui sbocco sia la coesistenza in pace e di due stati – ha chiarito il ministro – Perché questa prospettiva rimanga vitale le parti devono astenersi da comportamenti che allontanano la ripresa dei colloqui di pace. L’espansione degli insediamenti nei territori, inclusa Gerusalemme est, va nella direzione opposta a quella di una ricerca di una soluzione equa stabile e duratura”.

In particolare il ministro sembra preoccupato per i fatti recenti che hanno riguardato la Spianata delle Moschee a Gerusalemme: “Occorre mantenere la calma e non cadere nella trappola della provocazione e dell’incitamento al violenza. Per questo, suscitano  allarme le tensioni sulla Spianata delle moschee in cui va confermato lo status quo sulla base dell’intesa trilaterale raggiunta il 13 novembre sotto gli auspici del Re di Giordania,  insieme al Segretario di stato americano e il premier israeliano”.

C’è poi la questione ucraina: “resta cruciale l’interlocuzione diretta tra Mosca e Kiev, l’unica strada che ha dato risultati visibili. Il protocollo di Minsk, sia pure acciaccato, va attuato senza indugi” ha ammonito Gentiloni.

Matteo Marcelli

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