E' iniziata la giornata più lunga nella vita politica di Virginia Raggi. Arriverà oggi, infatti, la sentenza per il processo che la vede imputata per falso sulla vicenda della nomina di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele.
La sindaca di Roma è già arrivata in Tribunale accompagnata dal marito Andrea Severini. Ieri il pm di Roma Francesco Dall’Olio ha chiesto per lei 10 mesi di reclusione, con la concessione di attenuanti generiche. L'udienza finale ha visto l'arringa della difesa della sindaca. L'avvocato Pier Francesco Bruno ha chiesto l’assoluzione con la formula più ampia in quanto “il fatto non sussiste”.
Un pò a sorpresa, dopo che ieri il vicepremier Luigi Di Maio sembrava aver voluto prendere le distanze dalle sorti dell'attuale inquilina del Campidoglio affermando che in caso di condanna il codice etico del M5S “parla chiaro”, un post pubblicato questa mattina sul Blog delle Stelle, l'organo ufficiale del Movimento, pare 'spezzare una lancia' in favore della Raggi. Una difesa che arriva nella forma di precisazione sul codice etico. Nel testo pubblicato oggi, si legge: “non esiste un codice etico antecedente a quello attuale; esiste, invece, un codice di comportamento per i candidati eletti del MoVimento 5 Stelle alle elezioni amministrative di Roma del 2016″. Viene poi riportato l’articolo 9 del codice in questione che prevedeva le dimissioni di un sindaco “se, durante il mandato sarà condannato in sede penale, anche solo in primo grado” o “l’impegno etico di dimettersi laddove in seguito a fatti penalmente rilevanti venga iscritto nel registro degli indagati e la maggioranza degli iscritti al MoVimento 5 Stelle, mediante consultazione in rete, ovvero i garanti del movimento decidano per tale soluzione….”.
Questi rilievi hanno fatto sostenere sul Blog delle Stelle che “non esisteva alcun automatismo ma un meccanismo che comportava una valutazione caso per caso”. Si fa poi l'esempio di Nogarin e Pizzarotti, sostenendo la validità di quanto sostenuto da Virginia Raggi stessa che ieri aveva voluto chiarire questo parallelismo, dichiarando: “Negli atti normativi del movimento nella prassi applicativa l'espulsione non è mai stata applicata, sia Nogarin che Pizzarotti, indagati, non furono espulsi. Pizzarotti fu sospeso perché omise di comunicare che era stato iscritto nel registro“.
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