Gentiloni: “Non siamo più il fanalino di coda europeo”

E'un Paolo Gentiloni positivo quello che ha relazionato all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano. Secondo quanto affermato dal premier a proposito dell'Italia, infatti, “da ieri non siamo più il fanalino di coda in Europa. Dobbiamo essere più consapevoli che la sostanza del discorso non sono le cifre, ma è capire che il Paese s'è rimesso a crescere, anche se questa crescita non ha risanato le cicatrici della crisi. Non è la soluzione ma un'opportunità, dice alle classi dirigenti che offre una possibilità”. Il presidente del Consiglio, inoltre, ha affermato che “la nostra economia in pochi anni è salita da livelli negativi – eravamo al -2% – a quelli che ieri l’Istat ci ha dato come previsione”. Prospettive che, per Gentiloni, potrebbero farci “arrivare quasi al 2 per cento, al +1,8%. Si parla molto dei rimproveri europei, ma abbiamo migliorato di molto anche la situazione del deficit italiano. C’è l’orgoglio di dire che si sono fatti dei passi in avanti”.

Gentiloni: “Reagire al cambiamento”

Attenendosi a quanto emerso dai più recenti dati Istat, il prmier ha spiegato che “la crescita accelera” e “ha raddoppiato le previsioni: erano dell'0,8%, la realtà sarà di un'Italia che crescerà probabilmente dell'1,8% e chi non lo vede, abbagliato dalla retorica del fanalino di coda dovrebbe rendersi conto che non è così perché non siamo più il fanalino di coda”. La sfida da affrontare ora, ha detto ancora, sarà “come reagire al cambiamento d'epoca, come dice Papa Francesco, che contiene elementi di straordinaria opportunità: non possiamo non essere felici che aumentano le condizioni di vita, della rivoluzione digitale, la robotica”. Una sfida che, secondo Gentiloni, “dobbiamo raccogliere senza paura” restando “consapevoli che questi cambi epocali sono straordinarie novità che ci impongono nuove sfide. La prima è l'identità: capire qual è il nostro ruolo sulla base della nostra storia”.

La sfida del lavoro

La seconda sfida è quella del lavoro: “Per far sì che la ripresa non sia una ripresa senza lavoro, chi ha responsabilità di governo deve intervenire con misure soprattutto indirizzate alle forme di esclusione e povertà e in generale ai giovani”. Elementi chiave, che il Governo ha inserito fra quelli cardine della manovra “con risorse limitate ma con idee chiare per le priorità”. Alla luce di un Paese che, come ha detto il presidente, sta crescendo, “bisogna lavorare per fare in modo che questi grandi cambiamenti invece di tradursi in grandi opportunità producano nuova solitudine e altra frustrazione”. Questo perché “c'è il rischio che si creino nuovi divari” e “le politiche pubbliche, le università, la formazione hanno l'obbiettivo di ridurre queste differenze sempre più ampie”.