Massimo D’Alema è pronto a denunciare tutti “gli organi di stampa, le televisioni, le radio e i singoli giornalisti” che si “si sono esercitati a dire cose false e palesemente diffamatorie” nei suoi confronti sullo scandalo scoppiato a Ischia che ha portato dietro le sbarre l’ex sindaco (si è dimesso ieri) Giuseppe Ferrandino. Il presidente di “Italiani d’Europa” si è detto indignato e amareggiato per quanto si è detto e scritto sui media in questi giorni, “la possibilità che qualcuno pensi che mi sia potuto vendere per duemila bottiglie di vino è una cosa non solo bizzarra ma “francamente offensiva” merita, ha spiegato, una querela immediata per la quale ha già dato mandato ai suoi avvocati perché “la pazienza ha un limite”.
C’è una palese sproporzione, dice, tra il clamore suscitato dalle intercettazioni di una persona non indagata e i fatti oggetto dell’inchiesta. Questione che chiama in causa l’utilizzo delle intercettazioni di persone non coinvolte che “vengono chiamate in causa per vicende cui sono del tutto estranee, con evidente esclusivo scopo di promuovere delle campagne diffamatorie” o per suscitare clamore attorno ad inchieste che altrimenti non finirebbero sulle prime pagine dei giornali. E visto che “il buon senso sembra non essere sufficiente ad arginare una campagna scandalistica che produce danni”, non gli resta che affidarsi alle carte bollate per tutelare la sua onorabilità. Nel mirino dei legali, per cominciare, c’è il Corriere della Sera che “ha attribuito in maniera del tutto impropria al nostro assistito di aver ricevuto, attraverso una serie di bonifici, l’importo di 87.000,00 euro”. Ma D’Alema, precisano, “non ha personalmente ricevuto alcunché dalla cooperativa Cpl Concordia, né direttamente né indirettamente”. Il secondo a finire nel mirino è il giornalista di Virus, Filippo Barone.
L’ex presidente del Consiglio si concede con evidente irritazione e diffidenza, alle domande sull’acquisto dei vini: “Lei ha detto che ho venduto il vino durante una convention del Pd, come si chiama lei, scusi? Devo trasmettere al mio avvocato questa informazione. Avrà una denuncia”, si scaglia contro il giornalista. Si morde le labbra e gelido cambia argomento quando un altro cronista gli chiede come mai abbiano chiamato la Fondazione per parlare del vino. “La prego di mandare questa registrazione” chiede poi al cronista di Virus. Piu’ tardi D’Alema si dirà dispiaciuto per essersi “arrabbiato con un vostro collega”, ma intanto è accontentato: il video rimbalza on line e si scatena il finimondo. Interviene il sindacato della stampa, l’Ordine dei giornalisti: minacciare querele, dicono, è un errore. Interviene anche l’Anm che rivolge al contrario un appello alla stampa chiedendo di “fermare l’attenzione sui fatti gravi di corruzione che stanno emergendo, non sulle polemiche”.
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