Quasi una vita intera, per una mamma, quella trascorsa da Luciana Alpi per cercare di ricostruire le tessere di un puzzle complesso, nel tentativo di far luce su un caso che, a distanza di 24 anni, continua a non ottenere risposte definitive. La signora Alpi, scomparsa oggi all'età di 85 anni, di cercare quella verità non ha mai smesso: far luce sulla morte di sua figlia Ilaria e del suo cameraman, Miran Hrovatin, massacrati a colpi di mitra in Somalia, e ottenere per loro la verità prima ancora che la giustizia, è stato il suo unico scopo fino agli ultimi giorni della sua vita: “Era una combattente piena di dolore – ha scritto in un tweet Andrea Vianello, vicedirettore di Rai 1 – ma anche di forza e di dignità”. Quella forza che l'ha accompagnata nell'affanosa ricerca di indizi, prove e testimonianze che potessero, a poco a poco, ricostruire le vicende che portarono all'omicidio di sua figlia, giornalista del Tg3 e responsabile di un'inchiesta su un traffico di rifiuti in Somalia.
Solo pochi giorni fa, il pm di Roma Elisabetta Ceniccola aveva ribadito la richiesta di archiviazione al gip per quanto riguarda l'indagine sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, argomentando che le nuove intercettazioni giunte dai pm di Firenze (relative a una conversazione intercorsa fra due cittadini somali residenti in Italia che, discutendo del caso Alpi, avrebbero affermato che “l'hanno uccisa gli italiani”) erano da considerarsi irrilevanti e non un solido argomento dal quale partire per procedere con nuovi accertamenti. Sulla richiesta del pubblico ministero dovrebbe arrivare già nei prossimi giorni il pronunciamento del giudice Andrea Fanelli, il quale deciderà se tenere aperta l'inchiesta o procedere all'archiviazione.
Luciana Alpi la sua battaglia non l'ha mai disertata, proseguendo con tutte le sue forze nella difficile impresa di scavare a fondo negli intricati scenari connessi all'omicidio di Ilaria e Miran, battendosi strenuamente fra appelli, ricorsi e udienze. Solo negli ultimi tempi, al termine dell'ennesimo dibattimento in Tribunale, erano apparsi i segni di un'amara dissillusione, dolorosa e crudele anche per una mamma forte come lei: “Da troppo tempo siamo in attesa di una verità che non arriva – aveva detto -. Mi sono illusa troppe volte. Andiamo avanti, anche se sono stanca”. In una delle sue ultime dichiarazioni pubbliche aveva assicurato che il suo impegno affinché l'inchiesta sulla morte della figlia non fosse archiviata non sarebbe mai mancato. Ora starà ad altri proseguire il suo sacrificio e impegnarsi a fondo perché la ricerca della verità sulla fine di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin non diventi un mero fascicolo stipato in un archivio sterminato e destinato all'oblio, ma un impegno doveroso per la memoria della giornalista e del suo operatore.
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