BERLUSCONI: “NON MI RICANDIDO NEL 2018, CERCO UN LEADER PER I MODERATI”

Silvio Berlusconi vuole incarnare il ruolo di padre nobile del centrodestra ed esclude una sua candidatura alla premiership per il 2018. “Non sarò mai di ostacolo – ha detto a Radio Anch’io su Radio uno – la mia attività sarà quella di ricerca di un nuovo leader”. Guida che, secondo l’ex premier, non può essere Matteo Salvini, che però in passato aveva indicato come proprio possibile delfino. Ma per il leader della Lega c’è spazio nella coalizione, a patto che lo voglia. “La situazione in tutta Europa, confermata da recenti risultati in Francia e Gran Bretagna – ha osservato Berlusconi – è che non è la destra che va al governo, è sempre il centrodestra in cui le sue pulsioni devono trovare un compromesso. Nella grande casa dei moderati che voglio costruire per il futuro, tutte queste cose devono trovare posto in un programma comune”. Anche perché, secondo il presidente azzurro, i moderati sono la maggioranza nel Paese tanto che, se votassero tutti, “vinceremmo le Regionali 7 a 0”.

Berlusconi ha parlato anche della sua incandidabilità, frutto della Legge Severino che “Renzi potrebbe cambiare”. Una modifica “che non ha ritenuto di fare quando si è trattato di Silvio Berlusconi, che chiedeva che alla Severino fosse aggiunta una norma che dice: secondo l’articolo 25 della Costituzione e l’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo la presente legge si applica ai fatti successivi alla sua entrata in vigore. Invece una cosa che era addirittura pleonastica è stata dimenticata e la legge Severino con me è stata applicata retroattivamente. Non solo mi hanno fatto decadere da senatore ma mi hanno reso incandidabile per sei anni”. Ma per l’ex capo del Governo la partita non è chiusa: “Sto aspettando – ha spiegato – la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, alla quale ho fatto ricorso”.

I rapporti con Renzi si sono freddati con l’elezione di Sergio Mattarella ma Berlusconi ha chiarito che non è stato il nome del Capo dello Stato a causare la rottura del Nazareno. “Di Mattarella ho un’ottima opinione – ha sottolineato – e lo incontrerò il 2 giugno. Il patto del Nazareno era positivo, mettere insieme maggioranza e opposizione per decidere delle riforme importanti per il futuro. Abbiamo fatto un accordo sul Senato e la legge elettorale, e poi Renzi su quell’accordo ci ha chiesto diciassette modifiche, la maggioranza delle quali a noi sembravano non corrette e non produttive di risultati, alcune contrarie al centrodestra e all’interesse dei moderati. Per amore di questo patto abbiamo accettato tutte queste cose che venivano imposte senza la possibilità di una qualsiasi replica da parte nostra, ma alla fine quando si è trattato di scegliere il garante di tutti gli italiani, il presidente della Repubblica, dopo che noi avevamo avuto l’esperienza di tre presidenti a noi ostili, che hanno ostacolato la nostra azione di governo e la rivoluzione liberale, quando Renzi ha preso una decisione da solo abbiamo capito che quel metodo non era per lavorare insieme ma per utilizzarci per l’interesse di Renzi”.

Insomma, ha ribadito l’ex presidente del Consiglio, “non è assolutamente sul nome di Mattarella che si è creato quello che ha determinato la fine del patto. Ma non era una condivisione di decisioni ma l’accettazione continuativa da parte nostra delle decisioni di Renzi non nell’interesse del Paese ma nel suo”. Rimandato per il momento il confronto tv con il segretario del Pd. “Non mi e’ stata fatta nessuna offerta di confronto con Renzi – ha raccontato – Ci sarà tempo per incontrare il signor Renzi. Un giorno mi piacerebbe farlo, ma occorreranno regole precise”.