Sono atterrati all'aeroporto di Fiumicino i settanta profughi siriani attesi a Roma nell'ambito del progetto dei Corridoi Umanitari. Si tratta di un'inziativa promossa dalla Comunità di Sant'Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, in collaborazione con la Farnesina ed il Viminale. I rifugiati arrivano in Italia a spese delle associazioni che si occuperanno anche della loro accoglienza. Questo progetto si propone di tutelare prima di tutto la sicurezza delle persone che approdano, risparmiando loro le sofferenze e i pericoli che comportano le traversate di fortuna, e garantisce la piena legalità, ponendosi in contrasto con il fenomeno criminale dell'immigrazione clandestina. Ad accogliere i settanta rifugiati – in maggioranza famiglie con donne e bambini – sono stati i volontari della Comunità di Sant'Egidio che hanno donato loro fiori come segno di benvenuto in Italia.
I settanta profughi atterrati questa mattina all'aeroporto internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino sono partiti dal Libano. Dal 2011 ad oggi, il Paese dei Cedri è quello che ha maggiormente risentito dell'esodo di siriani fuggiti dalle zone di guerra dopo aver perso le loro case. Del dramma che continua a vivere ancora oggi il popolo siriano ha parlato ieri in un'intervista ad In Terris monsignor Youhanna Jihad Battah, vicario generale a Beirut della Chiesa siro-cattolica, chiedendo agli Stati europei un aiuto concreto sul territorio.
Il 14 novembre scorso c'era stato, invece, il primo corridoio umanitario da quando si è insediato il nuovo governo a Palazzo Chigi. Erano arrivati 51 rifugiati dal Niger, originari di Sudan, Eritrea e Somalia. In questo caso si era trattato di un'iniziativa promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in collaborazione con il ministero dell'Interno e dell'Unhcr, l'Alto Commissariato delle Nazioni Uniti per i rifugiati. Ad accoglierli presso la base militare di Pratica di Mare erano stati il ministro Matteo Salvini, il presidente dell'Apg 23 Giovanni Paolo Ramonda e don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità e direttore di In Terris.
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