Trump raddoppia i dazi, Ankara tuona: “Reagiremo”

L'annuncio di una preoccupazione strisciante nei mercati finanziari europei per la condizione precaria della lira turca è stato un colpo basso per il governo Erdogan, di fronte forse per la prima volta nel concreto alle conseguenze della sua politica monoguida. Per il presidente la soluzione è semplice: si tratta di una strategia di denigrazione messa in atto contro il suo Paese piuttosto che una conseguenza diretta di un operato politico che lascia ben poche certezze ai mercati, agli investitori e, di riflesso, anche alle banche. Ma non solo. Il ministro degli Esteri di Ankara, come riferito dall'agenzia Anadolou, ha fatto sapere che la Turchia risponderà anche al raddoppio dei dazi su alluminio e acciaio deciso dagli Stati Uniti. Una mossa che, per il ministro, “non è da Stato serio” e che vedrà “importanti misure di rappresaglia” da parte della Turchia.

Duello con Washington

La differenza sostanziale della moneta turca nei listini si riscontra proprio nei confronti del dollaro, con un segno meno pari al 13% (minimo storico). Una forbice che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non ha mancato di sottolineare in un tweet, spiegando che la valuta turca è debole “rispetto al nostro forte dollaro” e sottolineando che “le relazioni degli Stati Uniti con la Turchia non sono buone in questo momento”. Ed è in questo contesto di bagarre reciproca che da Ankara hanno replicato che “gli Stati Uniti dovrebbero sapere che l'unico risultato che tali sanzioni e pressioni porteranno sarà il danneggiamento il nostro rapporto di alleati”. Una situazione esasperata sotto diversi punti di vista e non aiutata dalla polemica politica legata al caso della detenzione di padre Brunson, il pastore americano trattenuto in Turchia per presunta attività di spionaggio.

Mercati vigili

A ogni modo, fra dazi e repliche, la giornata al di là dei Dardanelli non è stata per nulla facile, con la pressione dei Paesi europei, preoccupati dalla svalutazione della lira, e l'allarme della Banca centrale europea, altrettanto vigile sulla colata a picco della valuta turca che, nella giornata di ieri, ha toccato il suo punto più basso. Nonostante il governo mantenga un profilo alto, affermando che la situazione non è preoccupante al momento e che una campagna mediatica ostile sta esasperando il tutto, gli osservatori dei mercati finanziari continuano a tenere un occhio costante sull'evoluzione di una crisi che, nel peggiore dei casi, si teme possa avere ripercussioni sul sistema bancario europeo e sullo spread.