Trump in campo per risolvere la crisi

Donald Trump si muove per accelerare il processo di stabilizzazione della Libia, una partita delicatissima che riguarda da vicino i Paesi affacciati sul Mediterraneo. Domani ne parlerà con il premier Fayez al-Serraj che sarà ricevuto alla Casa Bianca. “Il presidente non vede l'ora di discutere i rapporti bilaterali tra Usa e Libia e di riaffermare il sostegno degli Stati Uniti al governo dell'accordo nazionale, nonché di impegnarsi ad aiutare il popolo libico a realizzare un futuro più stabile, unito e prospero”, ha annunciato l'ufficio stampa di Pennsylvania Avenue. I due leader, secondo la presidenza Usa, “discuteranno anche l'importanza degli sforzi per una riconciliazione politica facilitata dall'Onu nel quadro dell'accordo politico libico, come pure la cooperazione anti terrorismo e i modi per espandere l'impegno bilaterale in diverse aree”.

Mossa decisiva

Era la mossa che ci si attendeva per imprimere una svolta più decisa agli sforzi della comunità internazionale per far uscire il Paese dalla crisi in cui è precipitato nel 2011, dopo la rivolta che ha portato alla caduta di Gheddafi e all'intervento armato della Nato. Una crisi acuita dall'emergenza migranti e dallo scandalo dei centri di detenzione libica, al centro di un incontro ad hoc ad Abidjan, nell'ambito del quinto vertice Ue-Unione africana, con la partecipazione di Paolo Gentiloni, Emmanuel Macron, Angela Merkel, Mariano Rajoy, l'alto rappresentante Ue Federica Mogherini, lo stesso al Serraj e altri leader africani.

Il quadro

Com'è noto, in Libia esistono due governi e due parlamenti e decine di milizie che si contendono il controllo del territorio e delle sue risorse. L'Onu ha riconosciuto e sostenuto il governo di Tripoli, guidato da al-Sarraj, la cui legittimità è contestata dal generale Khalifa Haftar, capo dell'Esercito nazionale libico, che sostiene il parlamento di Tobruk, in Cirenaica, e sta espandendo la sua influenza nel paese con l'aiuto di Egitto, Emirati Arabi Uniti e Russia (e una certa benevolenza da parte della Francia).

Prossimi passi

Il 20 settembre scorso Ghassan Salamé, inviato Onu in Libia, ha presentato un nuovo piano per la pace nel Paese, in vista della fine del mandato di al Serraj alla guida del governo di unità nazionale, che scade a dicembre. La road map prevede: la modifica degli accordi di Skhirat del 2015; l'indizione un'assemblea nazionale di tutti i soggetti politici e civili in primavera; il rafforzamento dell'assetto transitorio di consiglio presidenziale e governo per avere interlocutori più solidi; il lavoro, infine, per il voto “a suffragio universale” nel 2018. Il sostegno degli Usa a questo processo è fondamentale, come pure il loro impegno militare per neutralizzare eventuali presenze terroristiche in Libia, riconfermato dalle autorità americane al presidente della commissione difesa del Senato Nicola Latorre durante la sua missione a Washington, insieme alla grande fiducia “nel ruolo dell'Italia per la stabilizzazione del Paese africano”.