Tripoli, attacco al Ministero degli Esteri

E'di almeno 3 morti (ma altre fonti ne riportano di più) il bilancio dell'attacco kamikaze al Ministero degli Esteri libico, a Tripoli. Un attentato messo in atto da un gruppo di cinque terroristi, legati probabilmente a una cellula Isis, quando l'orologio segnava le 9 del mattino in Italia. Dapprima, gli uomini avrebbero tentato di entrare nell'edificio posto sul lungomare cittadino (a nemmeno un chilometro dall'ambasciata italiana) sparando contro i militari presenti, ingaggiando con essi uno scontro a fuoco. Successivamente, due di loro si sono fatti saltare in aria, senza però riuscire a far breccia nel Ministero, mentre i restanti terroristi venivano uccisi dalle Forze di sicurezza, intervenute sul posto. Nonostante il fallito attentato all'interno della struttura istituzionale, il gruppo terroristico è riuscito a provocare una strage, uccidendo diverse persone (fra i quali un diplomatico e due esponenti governativi) e ferendone un'altra decina.

Paura in città

Al momento non sono arrivate rivendicazioni ufficiali ma, a quanto sembra, gli autori dell'attacco apparterrebbero a una cellula dell'Isis presente a Tripoli, ritenuta responsabile anche di un altro attentato, quello alla sede della National petroleum company (Noc) messo in atto a settembre e nel quale erano morte due persone. In questo caso, era arrivata la rivendicazione da parte del sedicente Stato islamico, così come in occasione della strage del maggio scorso alla Commissione elettorale di Tripoli: in quella circostanza, i morti erano stati 14. Anche in estate la capitale libica era stata teatro di gravi violenze ma, stavolta, a essere colpito è stato uno dei Ministeri più importanti del governo di al-Serraj. Solo pochi giorni fa, peraltro, il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, si era recato in visita proprio a Tripoli.

La condanna

Secondo quanto riferito da alcuni testimoni, subito dopo le esplosioni sarebbero stati uditi ulteriori colpi d'arma da fuoco ma, al momento, sembra che l'assalto sia terminato con l'uccisione delle cinque persone connesse alle esplosioni le quali, a quanto sembra, erano tutte originarie dell'Africa subsahariana. A breve è prevista una conferenza stampa del ministro degli Esteri Mohammed Siyala. Nel frattempo è arrivata la condanna del Rappresentante delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé: “Il terrorismo non trionferà sulla decisione dei libici di avanzare verso la costruzione del loro stato e la rinuncia alla violenza. Non accetteremo alcun attacco contro un'istituzione statale, in particolare se commesso da un gruppo terroristico. Lavoreremo con il popolo libico per impedire ai gruppi terroristici di trasformare la Libia in un paradiso o un'arena per i loro crimini”.