
Niente da fare per Pedro Sánchez che non riesce ad incassare la fiducia per la formazione del nuovo esecutivo spagnolo. Il leader socialista ha incassato 170 voti contrari e 124 a favore. Le astensioni sono state 52. Per ottenere il via libera avrebbe dovuto incassare il parere positivo di 176 voti a favore, ossia la maggioranza assoluta. Invece l'uomo forte del Psoe è rimasto molto al di sotto di questa cifra, ottenendo unicamente l'appoggio dei 123 deputati socialisti e del Partito regionalista di Cantabria. Quindi per lui, tutto è stato rimesso in discussione.
Il voto nel dettaglio
Sánchez aveva chiesto l'astensione ai popolari di Pablo Casado y i Ciudadanos di Albert Rivera che invece hanno bocciato la sua investitutra. Nello specifico i 66 rappresentanti del Pp e i 57 della opposizione sommati insieme fanno 123, identico numero dei deputati del Psoe. Il premier incaricato è stato stroncato anche da i 24 parlamentari del Vox, i quali hanno dato il loro no a Pedro Sanchez, come pure JxCat, Coalicion Canaria e Navarra Suma. Contrari anche i 14 deputati repubblicani di Erc.
Giovedì l'ultima opportunità
Dunque fra 48 ore scopriremo se la Spagna avrà un nuovo esecutivo, dato che ci sarà un'altra votazione dove però a Sánchez basterà ottenere la maggioranza semplice del Congresso per essere il nuovo premier. Se dovesse fallire ancora si andrà ad elezioni anticipate. E qui nonostante i sondaggi favorevoli, ovviamente aumentano le incognite. I socialisti del Psoe sono il primo partito in crescita di quasi 10 punti, il possibile alleato di Unidas Podemos al contrario è frammentato, mentre il tradizionale avversario rappresentato dal Partido Popular sembra avviato a riconquistare l'elettorato di centro-destra. Lo stallo spagnolo si prolunga da tre mesi, perchè il premier incaricato ha insistito su un monocolore socialista con l'appoggio esterno delle forze progressiste. Pablo Iglesias, leader di Unidas Podemos e vero ago della bilancia, ha accettato di restare fuori dal governo, nonostante per mesi abbia insistito per farne parte. I numeri di oggi, però, dicono l'opposto.