Profughi siriani, l’Oxfam denuncia: “Solo il 3% è stato accolto nei Paesi ricchi”

Appena 130 mila rifugiati siriani su 5 milioni sono stati accolti nei Paesi più ricchi. “Un numero ridicolo, soprattutto se paragonato a Paesi come il Libano, dove una persona su cinque è un rifugiato”, denuncia l’ultimo rapporto dell’Oxfam. Secondo lo studio, solo il 3% dei rifugiati siriani ha trovato accoglienza. In molti Stati, infatti, “si è registrata una totale mancanza di volontà politica nell’affrontare seriamente la crisi, in un clima di crescente xenofobia“.

In altri casi, invece, “la morte di bambini annegati nel tentativo di raggiungere con le loro famiglie un Paese sicuro ha conquistato i giornali di tutto il mondo e generato un desiderio di aiuto”, fa notare Elisa Bacciotti, direttrice delle Campagne di Oxfam Italia. Ma “dopo una iniziale ondata emotiva e una disponibilità mostrata da diversi governi, nell’ultimo anno si è assistito a un’inversione di rotta e troppo spesso i leader hanno preferito assecondare spinte xenofobe”. Se “il Canada ha accolto 35.000 siriani l’anno scorso”, fa sapere Oxfam, “il Regno Unito ne ha accettati poco più di 3.000″. Malgrado gli aiuti inviati dagli Stati Uniti, “il contributo offerto in rapporto alla loro giusta quota di ricollocamenti è pari solo al 10%”. E ancora, se la Spagna ha respinto la richiesta dell’Unhcr di concedere il visto a 500 studenti siriani provenienti da Libano e Giordania, la Russia ha concesso lo status di rifugiati solo a due siriani”.

A fare meglio, rende noto lo studio, sono “Giordania, Libano e Turchia, che ospitano la maggior parte dei 5 milioni di siriani registrati come rifugiati, e insieme a Egitto e Iraq hanno affrontato l’emergenza con scarsi aiuti da parte di altri Stati”.

L’Italia, infine, “si è impegnata a reinsediare dai luoghi di conflitto 1.989 rifugiati“. A oggi, avverte Bacciotti, “il nostro Paese ne ha accolti circa un terzo, senza contare il prezioso apporto della società civile impegnata in iniziative volontarie“.

In vista del G7 di Taormina, dunque, l’Ong lancia un appello affinché il governo italiano “faccia di più per rafforzare e potenziare il programma di reinsediamento, in modo da raggiungere quanto prima la soglia stabilita dall’Ue”. E affinché “la comunità internazionale si adoperi per una più equa condivisione della responsabilità, offrendo reinsediamento o altro genere di ammissione per ragioni umanitarie al 10% più vulnerabile dei rifugiati entro la fine del 2017″.