Nuovo video choc del Daesh: due soldati turchi arsi vivi in Siria

Nuova, atroce, esecuzione jihadista. Il Daesh ha pubblicato online un video in cui mostra due soldati turchi catturati lo scorso mese in Siria che vengono bruciati vivi ad Aleppo. Subito dopo la diffusione della clip Ankara ha bloccato l’accesso degli utenti a Twitter, Facebook e Youtube.

L’autenticità non è verificabile ma le immagini sono comunque scioccanti. I militari erano stati posizionati in un campo aperto, incatenati e collegati a una miccia che un presunto terrorista controllava da lontano. Dopo qualche istante le fiamme li hanno avvolti. Il boia si è poi avvicinato al rogo per gettare combustibile sui due corpi. Prima di essere uccisi i soldati vengono mostrati all’interno di una gabbia, si identificano e affermano di aver combattuto “contro i soldati del Califfato“.

Poco prima, un altro membro dell’Isis rivolge minacce in turco, con sottotitoli in arabo, al presidente turco Recep Tayyip Erdopgan e al suo governo; e fa un appello ai “mujaheddin” della Turchia affinché intraprendano la “guerra santa”. Non è ancora chiaro se i soldati turchi bruciati siano i due militari catturati alla fine di novembre nelle vicinanze di Al Bab, roccaforte dei jihadisti nel nord di Aleppo.

A febbraio dello scorso anno l’Isis ha diffuso il filmato che mostrava la tragica fine del pilota giordano Muadh al-Kasasibah: anche lui bruciato vivo in una gabbia, poi ricoperto di macerie.

Il video riporta alla mente anche altre esecuzioni, attuate quando il Daesh era al massimo della sua potenza. In particolare quelle commesse da Jihadi John (al secolo Muhammad Jassim Abdulkarim Olayan al-Dhafiri), il celeberrimo boia dell’Isis ucciso a Raqqa il 12 novembre 2015 che si faceva riprendere mentre decapitava le sue vittime. Tra queste ultime figurano il giornalista Steven Sotloff, l’ingegnere della Raf David Cawthorne Haines, il volontario Alan Henning, l’ex Ranger Usa Peter Kassig e i giapponesi Haruna Yukawa e Kenji Goto.

Queste azioni criminali hanno uno scopo duplice. Da una parte servono a terrorizzare l’opinione pubblica internazionale, affinché i singoli governi rivedano alcune decisioni sulla politica estera. Dall’altra sono finalizzate a cercare nuovi adepti, mostrando un Isis forte, risoluto, spietato, in grado di attirare l’attenzione dei giovani islamici.