“L’Egitto non accetta violazioni dei diritti umani”

L'Egitto “non accetterà nessuna forma di pratica violenta o dittatura o violazione dei diritti umani“. Lo ha detto il presidente egiziano, Abdel Fatah al-Sisi, durante la conferenza stampa congiunta a Parigi con l’omologo francese Emmanuel Macron. Negli ultimi giorni, diverse ong avevano chiesto a Macron di condannare “pubblicamente” la situazione “catastrofica” dei diritti umani in Egitto. Ma il presidente francese, per questo primo incontro con Al Sisi nei saloni dell’Eliseo, si è mostrato molto prudente.

Alla domanda di un cronista che ha evocato la questione delle violazioni, citando, tra gli altri, anche Regeni, il titolare dell’Eliseo ha risposto: “come non accetto che altri leader mi impartiscano lezioni sul modo di governare il mio Paese, non impartisco lezioni agli altri leader, credo nella sovranità degli Stati. Il presidente Sisi – ha continuato – ha una sfida, la stabilità del Paese, la lotta ai movimenti terroristici, questo è il contesto in cui è chiamato a governare, non possiamo non tenerne conto”. Da parte sua, Al-Sisi ha spiegato che l’Egitto che si trova a dirigere “non è Parigi“, ma un territorio in preda a gravi problemi di sicurezza. “Sono responsabile di 100 milioni di persone in una regione in cui l’estremismo ha rischiato di trasformarci in un luogo di esportazione del terrorismo in tutto il mondo”. L’Egitto “non pratica la tortura“, ha insistito.

Prosegue, intanto, la detenzione dell’avvocato attivista Metwaly, che due giorni ha ricevuto in carcere la visita del sottosegretario italiano agli Esteri, Vincenzo Amendola. L’uomo era stato arrestato il 10 settembre all’aeroporto della capitale egiziana mentre si recava a Ginevra per partecipare a una sessione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu.

Nella stessa giornata ha parlato al Copasir Gennaro Gervasio, il professore con cui aveva appuntamento Giulio Regeni la sera della sua scomparsa. Un impegno che il ricercatore friulano non poté rispettare. Uscito di casa, fu infatti prelevato da qualcuno. Nove giorni dopo, il ritrovamento del cadavere. A quanto si apprende, il professore napoletano avrebbe riferito al Copasir di non aver avuto percezione che le ricerche di Regeni sugli ambulanti potessero metterlo in pericolo o che creassero allarme nel regime di Al Sisi. Altri ricercatori, anche italiani, svolgevano ricerche in quel campo. A suo parere, sempre a quanto si apprende, non ci sarebbero neppure state imprudenze da parte della tutor dell’Università di Cambridge che lo seguiva. Quel giorno, tuttavia, era l’anniversario della rivolta popolare di piazza Tahir. Si temevano disordini e per questo Gervasio, dopo aver più volte chiamato Regeni al telefono senza ottenere risposta, contattò intorno alle 23 l’ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, per segnalare la scomparsa.