L'Australia avvisa lo Sri Lanka su nuovi attentati

Non c'è pace per il martotiato Sri Lanka. A meno di una settimana dagli attentati, che hanno sconvolto la Pasqua non solo di questo Paese ma dell'intera comunità internazionale, l'allerta per il rischio di nuovi attacchi non si placa. Anzi aumenta. Poche ore fa il governo australiano ha annunciato che altri episodi di violenza sono “probabili”

Il comunicato

“I terroristi potrebbero compiere altri attacchi in Sri Lanka”. Non usa giri di parole l'annuncio pubblicato sul sito dell'esecutivo australiano. “Gli attacchi”, secondo le fonti di intelligence di Canberra, “potrebbero essere indiscriminati, compresi in luoghi frequentati dagli stranieri”. Quindi esorta i propri connazionali “a rivedere le necessità di recarsi” nello Stato asiatico. L'emergenza, dunque, continua ad essere più che alta. E non isolata: nel senso che nei giorni scorsi anche le ambasciate di Stati Uniti e Gran Bretagna avevano emesso comunicati simili. 

Stragi che potevano essere evitate

Le 359 persone che hanno perso la vita negli attentati della domenica pasquale potevano essere salvate. Infatti la polizia dello Sri Lanka aveva messo in guardia le istitizioni del Paese, che però non hanno recepito la potenzialità della minaccia. “Gli attacchi terroristici non sono stati un fallimento dei nostri servizi segreti. Ma una mancanza di circolazione interna delle informazioni a persone capaci di agire“. E' quello che ha dichiarato il ministro delle Riforme economiche e della distribuzione pubblica, Harsha De Silva. Anche un'altra circostanza ha messo in cattiva luce parte delle autorià dello srilankesi. Infatti uno degli attentatori era stato arrestato, ma è stato quasi immediatamente rilasciato “per insufficienza di prove”. 

Poca chiarezza anche sul bilancio delle vittime

Il governo ha inoltre ricalcolato il numero dei morti. Le stime iniziali che parlavano di 359 persone decedute sono state riviste. Giovedì scorso il viceministro della Difesa ha annunciato che le vittime sono 253. Secondo Ruwan Wijewardene, le autorià hanno avuto difficoltà nell'identificazione dei cadaveri perché gli attacchi sono stati compiuti in spazi chiusi, come le chiese. Ancora più esplicito il capo dei servizi segreti, Anil jasinghe, che alla Reuters ha detto: “Era difficile dare numeri precisi perché c'erano troppi resti di corpi umani”.