L’appello dei cristiani di Mosul al Papa: “Prega per noi”

Pregate per noi in questo momento difficile”. E’ l’appello che i cristiani dell’Iraq hanno rivolto a Papa Francesco e a tutti i fedeli italiani. A farlo a nome di tutti i credenti iracheni è fratello Basim, originario di Bartella, cittadina a pochi chilometri da Mosul, che da due anni vive con lo status di profugo a Erbil. Il religioso iracheno ha rilasciato un’intervista esclusiva pubblicata dall’Ansa. “La gran parte dei militari che stanno cercando di liberare le nostre città sono musulmani – ha spiegato il religioso all’Ansa -. Ne abbiamo visti tanti che portano rispetto per la croce, le prendono in mano e cercano di rimetterle a posto. E’ un bel messaggio di pace”. Parlando con i giornalisti dell’Ansa, fratello Basim ha spiegato che le cittadine cristiane a sud di Mosul stanno vivendo un “misto di gioia e tristezza”, dopo che le chiese sono state profanate e le case bruciate. Ma ora che alcune aree sono state liberate dall’occupazione dei jihadisti si può cominciare a pensare alla ricostruzione.

La situazione a Mosul

Da oramai dieci giorni (l’offensiva è iniziata lo scorso 17 ottobre), oltre 30 mila militari iracheni e le truppe curde sono impegnati in un’offensiva per riconquistare la città e strapparla così dalle mani dei miliziani del sedicente Stato Islamico. E mentre le unità speciali addestrate dagli Stati Uniti aspettano altri rinforzi mentre continua l’appoggio dei raid dell’aviazione statunitense, britannica e francese. Secondo le stime, all’interno della città sarebbero asserragliati almeno cinquemila jihadisti del gruppo Stato islamico, accusati di usare i civili come scudi umani per fermare i bombardamenti.

La crisi umanitaria

Mentre la battaglia imperversa su più fronti, cresce sempre di più la preoccupazione per l’esponenziale aumento degli sfollati provenienti dall’area, in vista della battaglia di Mosul. Secondo le ultime stime fornite dal ministero degli Sfollati e delle migrazioni, solo nella giornata di lunedì, oltre 3.300 persone sono fuggite dai villaggi dei distretti di Sharqat e Hawija, e sono state trasferite dal governo iracheno in campi di accoglienza. È il numero più alto di profughi registrato in un solo giorno dall’inizio delle operazioni militari.