L'Aja dà ragione all'Iran

Stop alle sanzioni su medicine, prodotti alimentari e agricoli e prezzi di ricambio essenziali per la sicurezza dell'aviazione civile. E' l'Iran a vincere il primo round davanti alla Corte internazionale di giustizia all'Aja (Cig), principale organo giurisdizionale dell'Onu, davanti al quale si era rivolta per presentare reclamo contro le misure punitive adottate dall'amministrazione Trump dopo l'abbandono dell'intesa sul nucleare da parte degli Stati Uniti. 

La decisione

I giudici hanno riconosciuto all'unanimità che le sanzioni americane su alcuni tipi di forniture “umanitarie” violano il Trattato di amicizia firmato da Usa e Iran nel 1955, prima della Rivoluzione islamica del 1979. Misure contro beni necessari per ragioni “umanitarie possono avere un serio impatto dannoso sulla salute e la vita” degli iraniani, ha spiegato la Corte nella sentenza pubblicata sul suo sito, precisando che le sanzioni possono anche “mettere a repentaglio la sicurezza dell'aviazione civile in Iran e le vite dei passeggeri”. 

La sentenza è “un chiaro segnale” che l'Iran è “nel giusto“, ha commentato il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, “una volta di più viene dimostrato che il governo americano è giorno dopo giorno più isolato”. La Corte “ha dimostrato l'illegittimità e la crudeltà delle sanzioni Usa contro i nostri cittadini”, si legge in una nota. Il capo della diplomazia di Teheran, prima della decisione, aveva puntato il dito contro “la guerra psicologica più che economica” dichiarata da Washington, insieme ad alcuni “clienti regionali“, per ottenere un cambio di regime in Iran. 

Contenzioso

Alla fine di agosto, davanti ai giudici, gli avvocati iraniani hanno accusato Washington di “strangolare” l'economia della Repubblica islamica. Gli Stati Uniti hanno ribattuto che il tribunale non ha giurisdizione trattandosi di una questione di sicurezza nazionale.  Le decisioni della Corte dell'Aja sono vincolanti e non possono essere impugnate, ma il tribunale non ha alcun meccanismo per farle rispettare. La sentenza è appellabile e rappresenta comunque una misura provvisoria in attesa della decisione finale per la quale potrebbero volerci anni.