Kamikaze al confine tra Pakistan e India, almeno 65 morti

Un kamikaze con 15 chili di esplosivo indosso ha fatto strage in Pakistan a Wagah, nei pressi del valico di confine con l’India. Il bilancio è di 65 morti, secondo i media locali. Tra le vittime ci sono dieci donne, sette bambini e tre uomini del reparto paramilitare dei Rangers. Circa 100 persone si trovano all’ospedale con diversi tipi di ferite.

L’attentato suicida si è verificato al checkpoint mentre il valico era attraversato da centinaia di persone, soprattutto famiglie, di ritorno da una parata militare svoltasi alla periferia di Lahore.  Il direttore generale provinciale delle forze paramilitari, Tahir Javed, ha dichiarato che il kamikaze si è fatto saltare a circa 500 metri da un posto di blocco gestito dai suoi uomini. Al momento, nessuno azzarda ipotesi su quale fosse il reale obiettivo dell’attentatore. Il capo provinciale della polizia, Mushtaq Sukhera, ha affermato che informative dell’intelligence avevano avvisato le autorità sulla possibilità che un simile attentato potesse aver luogo. Nelle maggiori città pachistane i livelli di sicurezza sono stati innalzati in occasione della celebrazione dell’Ashura, il rituale di 10 giorni che la minoranza musulmana sciita osserva per commemorare la morte di Imam Hussain, nipote del profeta Maometto.

Poco dopo l’esplosione è giunta a una televisione una prima rivendicazione di un gruppo estremista islamico chiamato “Jandullah” che in passato aveva colpito gli sciiti. Ma c’è anche un’altra rivendicazione: quella di “Jamatul Ahrar”, uno dei tanti gruppi che compongono la galassia dei talebani pachistani. Il suo portavoce, Ahsanullah Ahsan, ha dichiarato che l’attacco suicida è parte della guerra condotta dai suoi militanti contro il governo per affermare la loro versione della legge islamica in Pakistan. I pachistani talebani combattono il governo da oltre un decennio, un conflitto interno che ha causato migliaia di morti. Da metà giugno, l’esercito pachistano è passato all’offensiva, attaccando i talebani nell’area tribale del Waziristan del nord, dove i militari affermano di aver già ucciso 1200 nemici, costringendo gli insorti a fuggire in Afghanistan. La strage al valico di Wagah è l’attentato più sanguinoso dall’inizio dell’offensiva dell’esercito.