Hong Kong torna in piazza e sventola l'Union Jack

Vige ancora il divieto a Hong Kong ma la burocrazia del governatorato cittadino non ha fermato l'onda dei manifestanti: in migliaia, infatti, hanno aderito alla protesta pro-democrazia che, da Causeway Bay, si è snodata in corteo fino al quartiere delle sedi istituzionali. Un percorso pacifico, controllato a vista dalle Forze dell'ordine che, per evitare disordini, hanno chiuso alcune strade nella zona del centro città, scelta operata anche dagli esercizi commerciali, che hanno abbassato le serreande in anticipo per timore di scontri fra attivisti e polizia. Sulla scia delle richieste effettuate da Berlino dal leader della protesta, Joshua Wong, un centinaio di manifestanti si sono radunati davanti al Consolato britannico per richiedere l'intervento della Comunità internazionale a sostegno delle proteste della cittadinanza. Particolarmente marcati i riferimenti alla Gran Bretagna (di cui Hong Kong è un ex governatorato) con tanto di intonazione dell'inno nazionale e l'esposizione dell'Union Jack.

L'oggetto della richiesta

A ogni modo, la protesta in atto a Hong Kong non ha lasciato indifferente il Regno Unito dove, la scorsa settimana, un gruppo di 130 parlamentari aveva invitato il governo a mettere in atto delle misure contro le violazioni emerse durante la repressione delle proteste in città, chiedendo agli Stati del Commonwealth di concedere ai cittadini del Porto profumato la seconda cittadinanza. Una delle soluzioni auspicate dai manifestanti che, davanti al Consolato britannico, hanno esposto le loro richieste raccolte in una lettera: “Alla luce del grande pericolo con il quale ci confrontiamo quotidianamente, è un dovere per il governo britannico rivedere le politiche su Hong Kong per proteggere la nostra gente”. La questione fa particolare riferimento al passaporto concesso agli hongkonghesi, i British National Overseas (Bno), che permette sì l'accesso libero nel Regno Unito senza però dare diritto alla residenza.