Gibilterra, derby anglo-iberico sulla Rocca. Johnson: “La sovranità non cambierà”

Toni improvvisamente riaccesi tra Spagna e Regno Unito sulla storica bagarre per il possesso di Gibilterra, ormai a buon diritto inseritosi fra i principali nodi post Brexit. La questione resta, come ormai da secoli, la rivendicata sovranità di entrambi i Paesi sulla Rocca, scivolata via dalla lista dei possedimenti spagnoli nell’ormai lontanissimo 1713 quando, all’indomani della Guerra di successione, il Trattato di Utrecht decretò la totale appartenenza dello Stretto al dominio britannico: “La sovranità di Gibilterra non è cambiata e non cambierà senza l’esplicito sostegno e consenso della gente di Gibilterra e del Regno Unito”, ha fatto sapere a Lussemburgo il ministro degli esteri, Boris Johnson, il quale, però, così come l’intera Gran Bretagna, dovrà fare i conti con una situazione particolarmente calda che attende il governo insulare nel corso dei negoziati per l’uscita definitiva dalla Ue.

Possibilità di veto

La questione è molto semplice, o complessa, a seconda dei punti di vista: da un lato conta, e anche molto, la lieta appartenenza del popolo dello Stretto alla corona britannica (i referendum del 1967 e del 2002 lo testimoniano chiaramente); dall’altro, però, assume un ruolo decisamente più rilevante la posizione dell’Unione europea che, finora, ha mantenuto un atteggiamento terzo rispetto alla disputa anglo-spagnola sulla Rocca. Un point of view che potrebbe cambiare in vista della “sortita” anglosassone fuori da Bruxelles che, a questo punto, andrebbe a tutelare uno Stato membro come la Spagna. Il nodo iberico, in questo caso, è abbastanza rilevante per May e compagni: l’uscita dall’Unione del Regno Unito, infatti, deve necessariamente passare per la ratificazione da parte di tutti i 27 Stati. Un consenso sul quale, nei giorni scorsi, il governo spagnolo aveva ventilato l’ipotesi di un vincolo, legato per l’appunto al recupero della sospirata sovranità (almeno in parte) sulla Rocca. Nei giorni scorsi, peraltro, al netto di idee anti-indipendentiste nei confronti del possibile referendum scozzese, la Spagna avrebbe persino accarezzato l’idea di assumere una posizione favorevole in merito alla questione, in barba alle velleità secessioniste della Catalogna (alle quali restituirebbe indirettamente nuova linfa) tanta è la volontà di annettere Gibilterra al governo di Madrid.

Dastis: “Niente paragoni con le Falkland”

In merito alle dichiarazioni dell’ex leader conservatore, Michael Howard, arrivate nella giornata del 2 aprile, si è espresso anche il ministro degli esteri spagnolo, Alfonso Dastis, il quale ha spiegato come “qualcuno nel Regno Unito sta perdendo la lucidità e non ce n’è bisogno”. Il riferimento è a quanto detto da Howard sull’atteggiamento che May sarebbe disposta a tenere per conservare il possesso di Gibilterra, simile a quello che Margaret Thatcher assunse, nel 1982, nei confronti delle Isole Falkland. Per Dastis, tuttavia, fare paragoni del genere “è fuori contesto. Il governo spagnolo è un po’ sorpreso dal tono dei commenti che giungono dalla Gran Bretagna, un Paese noto per la sua compostezza”. Senza dubbio, gli scenari politici aperti dall’iniziativa in uscita del Regno Unito sono potenzialmente pirotecnici: “Non acconsentiremo mai a disposizioni secondo cui il popolo di Gibilterra veda trasferita la sovranità a un altro Stato contro la sua volontà espressa in modo libero e democratico, né saremo mai coinvolti in un processo di negoziazione della sovranità di cui Gibilterra non sia soddisfatta”. Questo quanto spiegato da May durante una telefonata tra Downing Street e Fabian Picardo, primo ministro della Rocca. Una dichiarazione che richiama il suddetto beneplacito di Gibilterra all’appartenenza britannica. A ogni modo, gran parte della partita si giocherà sul seguente punto, il numero 22 delle linee guida: “Nessun accordo tra Ue e Regno Unito si potrà applicare al territorio di Gibilterra senza un’intesa tra la Spagna e Londra”.