Elezioni: c'è l'accordo Serraj-Haftar

Fayez al Serraj, presidente del Governo di accordo nazionale della Libia, e Khalifa Haftar, comandante dell'Esercito nazionale libico, hanno raggiunto un accordo per indire elezioni generali in Libia e preservare l'unità del Paese. Lo ha dichiarato l'inviato speciale delle Nazioni unite, Ghassan Salamè, in un tweet.

L'intesa

Secondo l'inviato i due leader – che si sono visiti ieri in un vertice ad Abu Dhabi, negli Emirati – si sono accordati sulla necessità di terminare la transizione nel Paese attraverso elezioni generali e sulle modalità per mantenere la stabilità della Libia e unificare le sue istituzioni.

Paese complesso

Il dossier libico è stato uno degli argomenti trattati dall'intelligence italiana nella Relazione annuale del Sistema di informazione per la Sicurezza della Repubblica. Quello nordafricano, si legge nel rapporto, è un Paese “nodale” per gli interessi italiani ed afflitto da criticità ormai endemiche, con lo “strapotere delle milizie” e l'affermazione “dell'uso della forza per fini politici”, la “competizione per le risorse petrolifere e per il controllo delle istituzioni finanziarie centrali” e “la concorrenza intorno agli introiti dei traffici illeciti”. L'azione dell'Italia in Libia “si misura anche con l'operato di attori, locali e internazionali, che perseguono proprie agende e propri interessi”. E lo scontro in Libia non si esaurisce nella contrapposizione Tripoli-Tobruq. Ci sono infatti conflitti che coinvolgono altri schieramenti: “secolari”/islamisti, salafiti/Fratellanza Musulmana, gheddafisti/post-rivoluzionari. L'attenzione degli 007 è stata dedicata, tra l'altro, alla Mezzaluna petrolifera, in un'ottica di “tutela degli interessi energetici nazionali”. Senza trascurare il jihadismo, dai gruppi qaidisti all'Isis, che “si è distinto per un rinnovato attivismo“.