DEFAULT GRECIA PIU’ VICINO: “IL REFERENDUM DI TSIPRAS BLOCCA IL NEGOZIATO”

I ministri delle Finanze si sono riuniti nel pomeriggio di ieri a Bruxelles per la quinta volta in 10 giorni. Tema delle discussioni: il futuro della Grecia, e soprattutto della zona euro. Alla luce dell’inattesa decisione del governo Tsipras di indire un referendum sulla proposta dei creditori, molti ministri hanno spiegato che sul tavolo ci sono ormai le misure da prendere per meglio affrontare l’ormai probabile fallimento della Grecia. I controlli dei capitali sono alle porte.

Se fino a giovedì sembrava ancora possibile trovare l’accordo, la scelta del referendum ha scombussolato i programmi, tanto più che il governo di Atene ha suggerito ai suoi cittadini di respingere le proposte dei creditori. Arrivando a Bruxelles nella sede del Consiglio europeo, i ministri erano evidentemente scossi da una decisione inattesa. Il falco tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble ha detto che erano “stati convocati per trovare un’intesa. Ora che la Grecia ha lasciato il tavolo negoziale non c’è più nulla di cui parlare se non delle conseguenze del loro gesto”.

Era da settimane ormai che sul tavolo c’era un continuo scambio di riforme economiche da un lato e nuovi aiuti finanziari dall’altro. Tra le righe c’era anche l’idea di una estensione dell’attuale programma che scade martedì. Prima della riunione, Varoufakis ha detto che ne chiederà comunque un’estensione. Ma su quest’aspetto molti ministri sono stati categorici, come ha spiegato Schaeuble: “È impossibile immaginare un’estensione del memorandum in assenza di negoziati”. Dello stesso avviso il finlandese Alexander Stubb: “C’è un consenso tra noi che l’estensione non è possibile”. Sempre Stubb ha ammesso che a questo punto “il piano B si sta rapidamente trasformando nel piano A”.

Dietro alla scelta del referendum ci sono molti motivi. Tsipras è consapevole infatti della preoccupazione dei partner dell’eurozona di una instabilità politica del suo Paese. Con questa mossa ha pensato forse di strappare nuove concessioni per evitare al Paese il baratro finanziario, ma finora senza successo. I toni sono stati di risentimento, sfiducia e rabbia. Molti esponenti politici europei temono di essere di fronte a un ricatto della Grecia.

Ora, attrezzarsi per la situazione d’emergenza, che verrà probabilmente provocata dalla fine del memorandum e dal mancato rimborso di 1,7 miliardi di euro al Fmi, significa probabilmente inserire un controllo dei capitali, per evitare nuove fuoriuscite di denaro dal Paese. Comunque sono ormai giorni che i bancomat sono presi d’assalto dai cittadini che prelevano il loro denaro. I ministri dovranno anche immaginare possibili aiuti umanitari, nel caso di una crisi di liquidità.