Commando di talebani attacca base dell’esercito di Kabul e compie una carneficina

A conferma che dopo 16 anni, miliardi di dollari ed euro spesi dai contingenti alternatisi in tutto questo tempo, per non parlare delle migliaia di vittime, l’Afghanistan resta ancora un enorme cimitero gestito dai talebani e dai loro sodali, arriva la notizia della carneficina di soldati di Kabul compiuta da ex studenti coranici “nella base vicino alla città settentrionale di Mazar-i-Sharif”. Lo riferisce una fonte militare americana, sottolineando che l’attacco è durato diverse ore. Il bilancio, che si è aggravato di ora in ora, è di 138 soldati uccisi mentre i feriti sono 64. Fonti governative si limitano a confermare oltre 100 vittime. Al bilancio si aggiungono i 10 componenti del commando di terroristi che ha condotto l’assalto, durato sei ore, e durante il quale almeno due kamikaze si sono fatti saltare in aria. I terroristi hanno preso di mira una moschea durante l’orario delle preghiere, e una mensa. Tra le vittime ci sono molte reclute, che si trovavano nella base per un addestramento.

Il generale Usa John Nicholson, comandante della missione Nato ‘Resolute Support’ (di cui l’Italia è il secondo Paese per numero di soldati, più di 1.000 su un totale di oltre 13.000) ha riferito che i soldati sono stati “attaccati durante la preghiera in una moschea ed altri mentre erano a cena” e facevano parte del 209esimo Corpo dell’esercito afghano.

Il portavoce dell’esercito afghano, il generale Dawlat Waziri ha riferito che l’attacco è stato effettuato da uomini che indossavano uniformi dell’esercito: “In totale erano 10. Sette sono stati uccisi, due si sono fatti saltare in aria ed uno è stato catturato”. L’attacco è stato rivendicato dai talebani in in una dichiarazione. Il precedente grande attacco contro le forze di Kabul risale ai primi di marzo e fu un’azione coordinata durata ore contro il principale ospedale militare a Kabul. Ufficialmente si contarono 50 vittime ma diverse fonti hanno parlato di oltre il doppio. In quel caso l’operazione venne rivendicato dal gruppo Khorasan, il braccio locale di Isis.