Caso Regeni, parla un sindacalista egiziano: “Fui io a denunciarlo”

Si chiama Mohamed Abdallah ed è il leader del sindacato autonomo degli ambulanti del Cairo. Le sue parole, pubblicate sull’edizione araba dell’Huffington Post e riprese dall’Espresso online, potrebbero fare luce sul giallo con cui si è aperto il 2016: l’omicidio di Giulio Regeni.

Confessione

“Sì, l’ho denunciato e l’ho consegnato agli Interni e ogni buon egiziano, al mio posto, avrebbe fatto lo stesso” ha raccontato Abdallah. “Siamo noi che collaboriamo con il ministero degli Interni. Solo loro si occupano di noi ed è automatica la nostra appartenenza a loro. Quando viene un poliziotto a festeggiare con noi a un nostro matrimonio, mi dà più prestigio nella mia zona”.

Sospetti

Lui e Regeni, ha spiegato, si sono incontrati “in tutto sei volte“. “Era un ragazzo straniero che faceva domande strane e stava con gli ambulanti per le strade, interrogandoli su questioni che riguardano la sicurezza nazionale. L’ultima volta che l’ho sentito al telefono è stato il 22 gennaio, ho registrato la chiamata e l’ho spedita agli Interni”.

Vicino ai servizi

Il nome di Abdallah come uomo vicino ai servizi era emerso il 4 agosto scorso quando fonti della sicurezza interna egiziana avevano rivelato all’agenzia Reuters che il capo del sindacato al centro delle ricerche del giovane italiano aveva “visitato di frequente uno dei quartier generali” della sicurezza interna. Forse, aggiungevano, non era un vero e proprio collaboratore ma una persona “che ha un mutuo beneficio ad avere un rapporto con gli apparati”.

Personaggio chiave

Dubbi e sospetti sul ruolo di Abdallah erano emersi già a marzo, quando un’amica del ricercatore Hoda Kamel, dell’Egyptian Center for Economic and social rights, in una intervista a Repubblica aveva parlato di una “vendetta” dell’uomo nei confronti di Regeni e affermato che il sindacato è “infiltrato dai servizi”. I tabulati di Abdallah sono stati richiesti e consegnati lo scorso maggio alla magistratura italiana che indaga sull’omicidio. Nell’articolo dell’Espresso, Abdallah spiega: “E’ illogico che un ricercatore straniero si occupi dei problemi degli ambulanti se non lo fa il ministero degli Interni. Quando io l’ho segnalato ai servizi di sicurezza, facendo saltare la sua copertura, lo avranno ucciso le persone che lo hanno mandato qua”.