Attentato a un comizio elettorale: 128 morti

Sono almeno 128 i morti causati dall'esplosione avvenuta a Mastung, in Baluchistan, dove un kamikaze si è fatto esplodere durante un comizio elettorale del candidato all'assemblea provinciale Siraj Raisani e fratello del leader del Baluchistan Awami Party (Bap), Nawab Aslam Raisani. Il politico, che in quel momento si trovava sul palco intento ad arringare la folla, è stato ucciso dall'esplosione, mentre non è chiara la sorte toccata a suo fratello, nonché ex ministro della provincia, che partecipava alla manifestazione: alcune fonti riportano il suo ferimento, altre ancora la sua morte. Una carneficina che va a unirsi a quella compiuta pochi giorni fa e che aveva portato alla morte di un altro candidato provinciale. Una scia di sangue che rende l'avvicinamento alle elezioni del 25 luglio un percorso di terrore. La strage di Mastung è stata rivendicata dal sedicente Stato islamico.

L'attentato di Bannu

Ma non solo attacchi ai candidati. Solo poche ore fa, una bomba ha ucciso 4 persone durante un evento comunque connesso alla campagna elettorale in corso. L'ordigno, nascosto in una motocicletta, è esploso a Bannu, nel Nord-Ovest del Paese, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, non distante dal confine afghano. L'esplosione si è verificata al momento del passaggio del convoglio che accompagnava un politico, Akram Kham Durrani, probabilmente diretto nel luogo del comizio. Il candidato di Muttahida Majlis-e-Amal (Mma), a differenza di Raisani, è riuscito a sopravvivere all'attacco. Il leader del Bap, invece, è deceduto nonostante i soccorsi pressoché immediati, spirando nella corsa verso l'ospedale di Quetta.

Sharif arrestato a Lahore

Come riportato all'Afp dal ministro della Sanità del Beluchistan, Faiz Kakar, ci sono oltre “settanta corpi in sei diversi ospedali e ci sono oltre 120 feriti, tra i 15 ei 20 sono in condizioni critiche”. Nelle ore successive, tuttavia, il numero dei decessi è aumentato esponenzialmente. Nel frattempo, l'ex primo ministro Nawaz Sharif e sua figlia, Maryam, hanno fatto ritorno dal Regno Unito a Lahore dove, al momento dell'atterraggio, è scattato l'arresto per i reati di corruzione, dopo che un tribunale li ha dichiarati colpevoli condannandoli rispettivamente a 7 e 10 anni. Le autorità di Lahore hanno predisposto cordoni delle Forze dell'ordine per arginare le proteste a sostegno degli Sharif, entrambi interessati dallo scandalo dei Panama Papers, secondo i quali l'ex premier avrebbe acquistato un appartamento a Londra con soldi provenienti da presunte tangenti.