Assange diplomatico? “No” di Londra

Assange

Secco “no” del Regno Unito alla richiesta del governo dell'Ecuador di concedere al fondatore di Wikileaks, Julian Assange, lo status di diplomatico. Lo ha riferito il Foreign office britannico.

Cittadinanza

Il giornalista, rifugiato all'interno dell'ambasciata ecuadoriana a Londra dal 2012 per evitare di essere arrestato ed estradato negli Stati Uniti, ha ottenutola cittadinanza del Paese sudamericano. La notizia, anticipata dai media locali, non era stata inizialmente né smentita dal governo di Quito. Assange stesso aveva aggiunto una quota di mistero al caso, pubblicando su Twitter una sua foto mentre indossa la maglia della nazionale di calcio dell'Ecuador. Il quotidiano El Universo aveva reso noto che Assange dispone di una carta di identità ecuadoriana – con numero 1729926483, per il quale risulta residente nella provincia di Pichincha – e aveva ricevuto un passaporto dello stesso Paese lo scorso 21 dicembre. 

Il documento

L'esistenza di una carta di identità rilasciata a nome di Assange con lo stesso numero era confermata dalla consultazione dei siti web del Registro Civile (anagrafe) e del Servizio di Rendita Interna (agenzia fiscale) dell'Ecuador. El Universo aveva precisato inoltre il numero di volume e di pagina del registro ufficiale del consolato ecuadoriano a Londra in cui sarebbe stata registrata la consegna del suo passaporto. Fonti del Registro Civile avevano indicato d'altra parte al giornale che solo il ministero degli Esteri poteva chiarire ufficialmente le circostanze in cui un cittadino straniero è stato naturalizzato. Questo dicastero, però, aveva emesso un breve comunicato stampa nel quale, dopo aver ricapitolato la vicenda giudiziaria di Assange, precisava che il governo “non risponderà a voci né a informazioni distorte o decontestualizzate riguardo a questo caso”. Nei giorni scorsi era emerso che il governo dell'Ecuador starebbe valutando la possibilità di ricorrere ad una “mediazione” per risolvere la situazione di Assange, definita “insostenibile” dal ministro degli Esteri di Quito, Maria Fernanda Espinosa.