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Meloni contro il voto alla Camera: cosi si lascia decidere a Conte sulla libertà di culto

La Camera ha approvato con 331 voti a favore, 2 contrari e 134 astenuti gli emendamenti al decreto che contiene le misure per fronteggiare l’emergenza da Covid 19, che prevedono il progressivo riavvio delle funzioni e delle celebrazioni religiose. L’aula della Camera, se pur con un consistente numero di astenuti, ha trovato una via d’uscita su un tema che aveva acceso i toni del dibattito in aula, con la Lega, Forza Italia, Fratelli di Italia e Noi con l’Italia che congiuntamente avevano sostenuto il diritto di riavviare celermente le funzioni religiose e lo svolgimento delle messe, sottoposte alle limitazioni stabilite dal governo, a causa delle misure per il contenimento del contagio da Coronavirus. L’Aula ha quindi votato congiuntamente tre emendamenti, presentati distintamente da Ceccanti (Pd), Occhiuto-Gelmini e altri (FI) e De Filippo (Iv) e sui quali il governo aveva espresso parere favorevole, aventi per oggetto la determinazione di ripristinare, nel rispetto dei protocolli sanitari e in condizioni di sicurezza, l’ordinaria attività religiosa.

Le reazione della politica

Se il Pd è soddisfatto per l’approvazione del suo emendamento Giorgia Meloni, esprime delusione per il mancato via libera della proposta di Fratelli di Italia. Nella riformulazione del decreto però non è stata presa in considerazione la proposta della Meloni, presidente di FdI che ha commentato così: “Bocciato l’emendamento di Fratelli d’Italia al decreto-legge sul lockdown che avrebbe consentito di far ripartire, subito e con una data certa, le messe e le celebrazioni religiose con la presenza di fedeli nel rispetto delle norme anti-contagio, quindi con i dovuti distanziamenti. Abbiamo rifiutato la riformulazione del Governo, che ha tentato di imporre a tutti l’emendamento del Pd: crediamo che non si possa assolutamente prescindere da una indicazione certa almeno sulla tempistica delle riaperture, e derogare a questo principio significa continuare a consentire al Governo piena discrezionalità nel rispetto di un diritto inviolabile sancito dalla Costituzione. Dispiace che il Parlamento abbia preferito una formulazione che, tradotta, vuol dire attendere che Conte ‘consenta’ ai fedeli di essere tali”.

Rossella Avella

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