Oseghale ha fatto a pezzi Pamela mentre era ancora viva

Convinto che la ragazza fosse già morta, Oseghale avrebbe iniziato a sezionarla partendo da un gamba. Accortosi che la ragazza ancora si muoveva e si lamentava, Oseghale le avrebbe inferto una seconda coltellata sempre all'altezza del fegato, per ucciderla”. E' quanto si legge nelle motivazioni con cui lo scorso maggio la Corte d'Assise di Macerata ha condannato all'ergastolo il nigeriano di 31 anni Innocent Oseghale per l'omicidio, la soppressione e l'occultamento del cadavere di Pamela. I resti della diciottenne romana furono trovati in due trolley alla periferia del capoluogo marchigiano il 31 gennaio 2018. 

Le motivazioni della sentenza

Sono 54 le pagine, depositate giovedì 21 novembre, con all’interno le motivazione della sentenza di primo grado: il nigeriano, lo scorso 29 maggio, è stato dichiarato colpevole dai giudici della Corte d’assise di Macerata per omicidio volontario, violenza sessuale, distruzione, vilipendio e occultamento di cadavere. Il giudice Roberto Evangelisti, allo scadere dei 90 giorni dal pronunciamento della sentenza, aveva chiesto una proroga di ulteriori 90 giorni per depositare le motivazioni che sono arrivate oggi. L’omicidio di Pamela viene definito di “inaudita gravità, abbinata a totale e disumana insensibilità, evidenziata dalla conduzione dell’attività di smembramento del cadavere,lucidamente protratta per ore”. “Con plateale evidenza emerge già dalla fotografie dei resti cadaverici della Mastropietro che il depezzamento del corpo era stato effettuato lucidamente, freddamente e con precisione da parte di mano esperta, e non attingendo il corpo con coltellate vibrate a caso da parte di persona impaurita e intenzionata soltanto a sezionare, in tutta fretta, un cadavere da introdurre nelle valige. Trattasi piuttosto – spiegano i giudici – di accurata disarticolazione del cadavere, rarissima nell'esperienza della medicina legale internazionale, che presuppone l'esatta conoscenza delle zone corporee ove intervenire”. “Funzionale invece ad ostacolare l'accertamento del rapporto sessuale con Pamela era invece l'amputazione” degli organi genitali e del seno. Una freddezza “disumana” dimostrata, riferiscono i giudici, “dalle modalità con cui Oseghale straziava il corpo della ragazza, turbato non dalle operazioni di disarticolazione, depezzamento e decapitazione ma solo infastidito, a suo dire, dall’odore che proveniva dai resti cadaverici”. “Non esiste nessun ragionevole dubbio: le conclusioni cui pervenivano i consulenti delle accuse pubblica e privata, cementate dalla condotta dell'imputato, ispirata da finalità probatoriamente inquinanti, sono suffragate dai risultati delle indagini tossicologiche e sui resti cadaverici. Esclusa ragionevolmente la morte per overdose, questa deve essere ascritta alla due coltellate vibrate dall'imputato allorché Pamela era ancora in vita”. E' quanto sottolinea la Corte di Assise.

Il rapporto sulla violenza di genere

Sono agghiaccianti i dati aggiornati sulla violenza di genere in Italia diffusi oggi dalla Polizia di Stato a pochi giorni della giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebrerà lunedì 25 novembre. In Italia, si legge nel rapporto, ogni giorno 88 donne sono vittime di atti di violenza, una ogni 15 minuti. Senza distinzione di latitudine, le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali e a tutti i ceti economici. E se alcune tipologie di reato – come il maltrattamento in famiglia – sono in diminuzione, il numero delle vittime di sesso femminile è in aumento. Le vittime sono quasi tutte italiane ( l'80,2 per cento dei casi) come i loro carnefici, italiani nel 74 per cento dei casi. Tra le straniere a denunciare più di altre di aver subìto violenza sono le romene. Maltrattamenti, atti di stalking, violenze sessuali, percosse nel 60 per cento dei casi sono commessi dall'ex partner. Unico dato consolante del report, una maggiore propensione e fiducia nel denunciare il proprio aggressore.