Coronavirus: non si ferma la guerra in Libia, 700 tunisini tornati in patria a piedi

La missione di Sostegno dell'Onu, "In un momento in cui i musulmani di tutto il mondo si preparano a ricevere e celebrare il mese sacro del Ramadan, i libici vivono in un costante stato di paura"

Tripoli
“Il governatorato di Medenine ha preso in carico il trasporto di 703 tunisini tornati dalla Libia diretti in 18 governatorati dopo il completamento delle necessarie misure di sicurezza e di salute”, ha dichiarato alla stampa il governatore Habib Chaouat. Fonti della sicurezza hanno riferito che ieri circa 700 tunisini hanno fatto rientro in patria a piedi, forzando di fatto il valico terrestre con la Libia di Ras Jedir, dove erano rimasti bloccati per diversi giorni in condizioni difficili a causa della chiusura delle frontiere da parte dei due Paesi per il coronavirus. Per riportarli a casa sono stati utilizzati sedici autobus della compagnia di trasporto regionale del governatorato di Medenine. Tuttavia, le unità di sicurezza sono riuscite a circondare l’area e a interrompere il flusso. I tunisini rientrati sono allora stati divisi in gruppi in base ai loro governatorati di appartenenza e sottoposti a controllo di polizia e doganale, in attesa del loro trasferimento verso le rispettive regioni di residenza.

La missione dell’Onu

“La Missione di sostegno dell’Onu in Libia (Unsmil) è estremamente preoccupata per il deterioramento della situazione umanitaria a Tripoli e dintorni a causa dell’intensificarsi dei combattimenti degli ultimi giorni”. Lo riferisce l’Unsmil in una nota precisando che “almeno 28 civili sono stati feriti e 5 uccisi, tra cui donne e bambini, a causa del drammatico aumento di bombardamenti indiscriminati su aree popolate da civili. Questi attacchi hanno anche provocato danni a proprietà e infrastrutture civili. Il 17aprile, anche il Royal Hospital di Tripoli è stato colpito, causando gravi danni all’unità di terapia intensiva e l’evacuazione del personale e dei pazienti”. Preoccupa l’Unsmil anche il “deterioramento della situazione umanitaria a Tarhuna, a causa dell’escalation militare dentro e intorno alla città”.

Attacchi ancora più deplorevoli in emergenza Covid-19

“Gli attacchi – continua l’Unsmil- che danneggiano o influenzano in altro modo il regolare funzionamento delle strutture sanitarie sono ancora più deplorevoli nel contesto della pandemia di Covid-19, dato che il sistema sanitario del Paese è già troppo impegnato e con risorse insufficienti”. “In un momento in cui i musulmani di tutto il mondo si preparano a ricevere e celebrare il mese sacro del Ramadan, – scrive ancora l’Unsmil – i libici vivono in un costante stato di paura mentre gli attacchi contro i civili, con piena impunità, aumentano di giorno in giorno e diventano più flagranti e diversificati. Questa guerra insensata e protratta deve cessare immediatamente”. La terribile situazione umanitaria è ulteriormente aggravata dai continui tagli all’elettricità, in quella che è un’apparente punizione collettiva della popolazione della città, in rappresaglia contro l’interruzione della fornitura di gas alla centrale di Khoms e Misurata. La Missione quindi invita tutte le parti interessate a porre immediatamente fine al taglio dell’elettricità e ripristinare il flusso di gas.