Federalberghi Sardegna registra un crollo del fatturato del mese di giugno pari al 95% rispetto allo scorso anno. Giacomo del Chiappa, docente di Marketing del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’ateneo sassarese, ha condotto uno studio per rilevare i motivi di questo calo. Si è partiti dal monitorare l’evoluzione del tasso di occupazione e delle cancellazioni e passando all’individuazione della ripartizione geografica delle prenotazioni, si è giunti poi a capire quali siano i loro canali di acquisizione e a indagare se e in che misura le regole di accesso alla Sardegna e nelle spiagge stiano limitando il fascino dell’ isola. 360 sono le strutture ricettive dell’Isola, tra hotel ed extra alberghiero, coinvolte in tale indagine.
il 75% degli italiani, di cui il 22% sardi hanno prenotato la loro vacanza nell’isola. Solo il 25% degli stranieri hanno deciso di villeggiare nella seconda parte della stagione. Tanti sono stati gli annullamenti: per il mese di luglio circa il 40% delle strutture ha registrato un calo di oltre il 60%, ovvero due persone su tre hanno disdetto. Il dato si riduce per i restanti mesi, ma non risulta essere positivo perché le cancellazioni arrivano last minute. Le maggiori problematiche rilevate sono: I trasporti e l’accesso agli arenili. Circa il 66,3 % degli operatori è convinto che le modalità di accesso all’Isola limitino fortemente le prenotazioni e le richieste di vacanze in Sardegna. Mentre le regole di fruizione della spiaggia sono ritenute poco chiare dal il 66,8% degli operatori turistici.
A sorpresa cambia il modo di prenotare. I turisti, anziché ricorrere alle agenzie di viaggio o portali web, preferiscono avere un contatto diretto con la struttura attraverso telefono, mail e sito internet. I dati registrati dagli operatori si aggirano intorno al 54% per le prenotazioni attraverso il canale diretto, contro il 46% dell’indiretto.
Paolo Manca, presidente di Federalberghi Sardegna ha dichiarato: “In una stagione difficile come quella appena iniziata gli imprenditori hanno fatto sin da subito la loro parte, le istituzioni regionali no. A oggi oltre il 50% delle strutture ha aperto, assumendo decine di migliaia di lavoratori, ma non un euro è arrivato nelle casse degli alberghi, non c’è alcuna certezza dei contributi promessi per agevolare le assunzioni, il rischio sanitario è sempre alla porta e nessuna indicazione è arrivata. E soprattutto non è stata organizzata alcuna adeguata promozione per facilitare la ripartenza”. Inoltre, puntualizza che: “L’emergenza avrebbe richiesto tempi rapidi di decisione e azione, così non è avvenuto: la Sardegna avrebbe potuto sfruttare a pieno i vantaggi della sua natura insulare e del basso livello di contagio del virus, ma non lo sta facendo”.
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