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Due punti fondamentali

Siamo finiti in un grande confusione, ed è difficile comprendere quali esiti finali avrà la crisi di governo in atto. Si nota a vista d’occhio che i principali protagonisti della politica sono impacciati e talvolta goffi a causa della loro deficitaria esperienza. Ma noi viviamo in un mondo che non prevede inesperienze e disattenzioni: gli altri ne approfittano a scapito nostro, per migliorare la loro condizione nella competizione economica internazionale. Secondo me gli italiani devono imparare due cose essenziali per il loro avvenire: nella attuale situazione globalizzata devono ripudiare la tifoseria ed essere più severi sui comportamenti di chi amministra gli affari pubblici, quando non applicano i criteri di responsabilità nella spesa pubblica ed alimentando il debito, e quando forzano le regole della politica. Come in qualsiasi attività umana, ci sono procedure, regole condivise; per le garanzie a favore dei cittadini per la convivenza comunitaria, c’è la Costituzione. Dovremmo essere molto più attenti al suo rispetto.

L’altro punto, riguarda l’informazione scritta e televisiva. È notorio che attraverso questo delicatissimo strumento di libertà e di democrazia si possono influenzare diffusamente i cittadini, fino a spingerli ad una percezione distorta delle cose che accadono. Nei paesi civili, questi strumenti possono essere gestiti da chi investe solo nella informazione e non hanno altri interessi nell’industria, nei servizi, nella finanza, nelle attività economiche che attengono appalti governativi, concessioni, convenzioni. Nel nostro paese, giornali e televisioni sono di proprietà solo di questi ultimi. Il loro interesse non riguarda la buona informazione da cui trarre vantaggi attraendo lettori e telespettatori, ma la influenza che si può esercitare sui Governi nazionali o locali. Questa anomalia riguarda fortemente il loro comportamento avuto soprattutto nell’ultimo venticinquennio; spesso alcuni di loro si sono distinti per furia iconoclasta. Penso che i nostri problemi di ingovernabilità e di precaria presenza di classe dirigente, dipenda proprio dalla disattenzione di ciascuno di noi sui temi su descritti.

 

Raffaele Bonanni

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