Una stella sulla Hollywood Walk of Fame e due nomination agli Oscar, senza riuscire a portarli a casa come invece hanno fatto suo padre e sua sorella: Peter Fonda però, scomparso a Los Angeles a 79 anni per una malattia che da tempo lo affliggeva, il suo successo lo aveva ottenuto già da tempo, consacrandosi nella Hollywood della nuova generazione già alla fine degli anni Sessanta, quando assieme a Jack Nicholson e Dennis Hopper aprì la strada alla new generation con Easy Rider. Un capolavoro che lo avrebbe portato ai vertici dell'industria cinematografica, come suo padre Henry qualche anno prima e sua sorella Jane: basti pensare che Easy Rider uscì nel 1969, anno del Festival di Woodstock, intriso dello stile di vita hippie e degli ideali dei movimenti giovanili del '68, di cui i protagonisti incarnano ogni caratteristica in un road moavie considerato una vera e propria icona per quei giovani che si riconoscevano nella controtendenza dei protagonisti.
In seguito, lo stesso Fonda avrebbe detto come quella pellicola avesse davvero rappresentato il passaggio definitivo tra la vecchia e la nuova Hollywood, che il contatto con il pubblico giovanile lo aveva perso da tempo e che in Easy Rider vedeva un'incognita più che un'occasione di rilancio. Uno scetticismo che ben presto sarebbe stato superato, visto il clamoroso successo del film e la sua consacrazione a manifesto di una cultura in quel momento dirompente che coinvolgeva migliaia di giovani americani. Forse perché in quelle scene si vedeva tutto quello che c'era nella realtà ma che non ci sarebbe dovuto essere, probabilmente, sul grande schermo. Perlomeno così si pensava prima che gli “easy riders” facessero furore.
Il capolavoro del 69, di cui Fonda fu anche produttore, resterà il monolitico non plus ultra della sua carriera, raggiunto in giovane età ma senza l'effetto collaterale dell'identificazione totale: da ricordare le sue interpretazioni in Futureworld (1976) e L'oro di Ulisse che, nel 1997, gli valse la sua seconda nomination (la prima fu per la miglior sceneggiatura originale, proprio con Easy Rider) questa volta come Miglior attore. Non lo vinse, perché quell'anno (1998) se lo aggiudicò l'amico Jack Nicholson, alla sua terza e (a oggi) ultima affermazione. Quasi a dire che la nuova generazione, quella che si era presentata in motocicletta, rock'n roll e stile hippie, alla fine Hollywood l'aveva cambiata davvero.
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