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Yemen, ecco chi vuole boicottare il piano di pace

Yemen: accordo di pace in pericolo. Gli Stati Uniti hanno avvertito i ribelli Huthi che il piano di pace per lo Yemen, negoziato con l’Arabia Saudita e consegnato all’inviato di pace delle Nazioni Unite, fallirà. Se continueranno gli attacchi alle navi mercantili al largo delle coste dello Yemen. In solidarietà con i palestinesi sotto attacco da parte di Israele a Gaza, gli Huthi stanno usando il loro controllo della costa occidentale dello Yemen. Compresi i porti come quello di Hodeidah. L’obiettivo è sferrare attacchi a quelle che considerano spedizioni legate a Israele. Gli Usa stanno cercando di organizzare in fretta e furia una forza di protezione marittima più ampia. Con base in Bahrein. Per evitare che le rotte marittime più trafficate del mondo vengano bloccate. Paralizzando così l’economia globale.

Sos Yemen

Lo Yemen è uno dei paesi più poveri del mondo arabo. Dal 2014 convive con una guerra civile che, secondo Armed Conflict Location & Data Project (ACLED), ha ucciso più di 100 mila yemeniti dall’inizio del conflitto. Oltre 12.000 tra questi sono stati uccisi in attacchi mirati. Inclusi 7.500 bambini. Molte città yemenite sono state distrutte dalle bombe. Secondo le Nazioni Unite, se alle morti violente si aggiungono quelle correlate, le vittime del conflitto sarebbero 250 mila. La crisi nella penisola araba vede coinvolto il movimento armato Houthi. E’ sostenuto dall’Iran. Controlla la capitale Sanaa e gran parte dello Yemen Nord occidentale. Ad esso si contrappone una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita in sostegno del governo centrale. Nel 2019 le Nazioni Unite hanno dichiarato che sia gli Houthi che il governo hanno commesso crimini di guerra. Ossia uccisioni arbitrarie, stupri, torture e reclutamento di bambini soldato. Genocide Watch ha pubblicato un avviso di emergenza per “rischio genocidioai danni della popolazione locale. Vittima di bombardamenti. E privata di cibo, acqua e servizi essenziali dalla coalizione a guida saudita.

In prima linea

Save the children è impegnata in prima linea in Yemen. La guerra e la crisi umanitaria che ne è derivata hanno determinato nel Paese una situazione drammatica. Con una tragica escalation di vittime civili. Tra marzo 2015 e settembre 2021 ci sono stati circa 10 attacchi aerei al giorno in Yemen. Hanno causato l’uccisione o il ferimento di oltre 18.000 vittime civili. Il conflitto ha costretto più di 4,5 milioni di persone, tra cui più di 2 milioni di bambini e bambine, a lasciare le loro case. Si stima che 21,6 milioni di persone, tra cui 11 milioni di bambine e bambini, abbiano bisogno di assistenza umanitaria. Il conflitto in Yemen ha origini dalla primavera araba del 2011, quando una rivolta ha costretto il presidente di lunga data, Ali Abdullah Saleh, a cedere il potere al suo vice, Abdrabbuh Mansour Hadi. La transizione politica avrebbe dovuto portare stabilità nel Paese, che è inoltre uno dei più poveri in tutto il Medio Oriente, ma così non è stato. Da allora la situazione in Yemen è precipitata. Il presidente Hadi ha dovuto affrontare vari attacchi da parte delle forze militari fedeli a Saleh, una crescente insicurezza alimentare e una crisi economica dilagante. I combattimenti in Yemen sono iniziati nel 2014 quando il movimento ribelle musulmano sciita Houthi ha preso il controllo della provincia settentrionale di Saada e delle aree limitrofe. Gli Houthi hanno continuato ad attaccare arrivando a prendere la capitale Sanaa, costringendo Hadi all’esilio all’estero.

Escalation

Il conflitto si è intensificato drammaticamente nel marzo 2015, quando l’Arabia Saudita e altri otto stati – per lo più arabi sunniti – sostenuti dalla comunità internazionale – hanno lanciato attacchi aerei contro gli Houthi, con l’obiettivo dichiarato di ripristinare il governo di Hadi. L’Arabia Saudita ha giustificato il proprio intervento in Yemen affermando che l’Iran sostiene gli Houthi con armi e supporto logistico – un’accusa che l’Iran nega. Il conflitto è entrato così a far parte di una serie di tensioni regionali e geopolitiche. Da quando sono scoppiate le violenze, le condizioni della popolazione in Yemen sono rapidamente peggiorate, portando il Paese sull’orlo della carestia e del collasso economico. Il conflitto in Yemen ha avuto un grave impatto sull’economia del Paese, causando instabilità economiche, limitando le importazioni e aggravando i disastri naturali. L’economia continua a deteriorarsi, con perdite di mezzi di sussistenza e aumento dei prezzi delle materie prime. La carenza di cibo, acqua potabile, servizi igienici e assistenza sanitaria, nonché la diffusione di massicce epidemie di colera e difterite, hanno gravato sulle condizioni di vita dei civili e privato le famiglie dei bisogni primari.

Conseguenze

Le conseguenze della guerra sono sempre più devastanti. Le bambine e i bambini in Yemen rischiano di imbattersi in mine e residuati bellici esplosivi mentre giocano, lo scorso anno un bambino è stato ucciso o ferito in media ogni due giorni da mine o altri ordigni esplosivi. Lo Yemen è in cima alla lista dei 10 peggiori Paesi colpiti da conflitti dove vivere per i bambini nel 2021. Le bambine e bambini in Yemen continuano a subire gravi violazioni, e molti casi non vengono rilevati dal meccanismo di segnalazione. Le gravi violazioni contro i bambini includono il reclutamento, il rapimento, la violenza sessuale, la negazione dell’accesso umanitario, gli attacchi a scuole e ospedali, le uccisioni, possono avere un impatto profondo sulle loro vite, che va dal trauma fisico a quello psicologico. Tuttavia, c’è una quasi totale impunità per gli autori di queste violazioni dei diritti dei bambini, senza un meccanismo di responsabilità indipendente. Tutto questo è inaccettabile! Nell’ambito della nostra campagna Bambini sotto attacco abbiamo lanciato la petizione per punire i crimini commessi in guerra contro i bambini. Lo Yemen rimane il Paese con il maggior numero di episodi verificati di negazione dell’accesso umanitario ai bambini. Dai rapporti delle Nazioni Unite emerge che, negli ultimi 5 anni, la metà degli episodi di negazione dell’accesso umanitario sono stati riportati in Yemen.

Assistenza

I conflitti peggiori sono spesso quelli di cui si parla di meno. Nel rapporto “The forgotten ones” è stata analizzata la copertura mediatica nei 10 Paesi più colpiti dai conflitti da quando la guerra in Ucraina si è intensificata all’inizio del 2022. “Nonostante lo spazio umanitario sempre più ristretto, stiamo raggiungendo le bambine e i bambini più vulnerabili dello Yemen. Assicurandogli cibo, assistenza sanitaria, servizi scolastici e protezione dalla violenza – spiega Save the Children-. Siamo presenti nel Paese da oltre 50 anni e siamo la più grande ONG (Organizzazione Non Governativa) che vi opera, con i nostri operatori umanitari che lavorano 24 ore su 24 per garantire i diritti dei bambini, delle bambine e delle loro famiglie”. E aggiungono: “Dall’inizio della risposta nel 2015 fino al dicembre 2022, abbiamo fornito assistenza umanitaria a circa 20 milioni di persone, tra cui 10 milioni di bambini/e. In questi anni 253.408 minori hanno giocato e ricevuto supporto psicosociale nei nostri Spazi a Misura di Bambino. Abbiamo sostenuto il programma di protezione dell’infanzia con l’obiettivo di proteggere bambine e bambini da tutte le forme di violenza, compresa quella indotta e aggravata dai conflitti, attraverso adeguati servizi di prevenzione e risposta. Portiamo avanti sessioni sulle corrette pratiche igieniche, supportiamo 176 strutture sanitarie. Per un intervento capillare ed efficace, formiamo e supportiamo volontari comunitari per la salute e la nutrizione. Grazie a questi sforzi, abbiamo fornito prestazioni sanitarie ad oltre 4 milioni di persone, più della metà delle quali sono bambine e bambini”.

 

Giacomo Galeazzi

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