Terni e “la Terni”: un legame lungo oltre un secolo

L'intervista di Interris.it al segretario generale di Fim Cisl Umbria Simone sulla storia recente delle Acciaierie di Terni e le prospettive future

Terni è ‘la Terni’ e ‘la Terni’ è Terni”. Un’equazione a due fattori che trasmette la profondità del legame e dell’interconnessione tra la città e la sua industria. Un’unione sbocciata nel 1884 con la fondazione della Società degli Altiforni e delle Fonderie di Terni. Un “fiore d’acciaio dove, il 19 marzo di quarant’anni fa, in occasione della festa di San Giuseppe Lavoratore, Papa Giovanni Paolo II si recò in visita. Dai primi anni Trenta l’impresa è stata acquisita dall’Istituto per la ricostruzione industriale (Iri), un ente pubblico, ed è stata inserita nella Finsider, società del gruppo che operava nel siderurgico, fino al 1994. In quell’anno infatti venne privatizzata con la cessione alla Kai Italia, dove figuravano imprenditori italiani e la multinazionale tedesca del siderurgico ThyssenKrupp, che in seguito ne ha assunto l’intera proprietà, portando la denominazione “ThyssenKrupp Acciai speciali Terni”.

Dopo la chiusura del reparto specializzato nella produzione dell’acciaio magnetico nel 2004, questo ultimo decennio di vita delle acciaierie di Terni, capitato negli anni della profonda crisi economica che ha colpito il mondo dopo il 2008, è stato attraversato da vendite (prima il colosso industriale tedesco ha ceduto al gruppo finlandese Outukumpu, che ha poi rivenduto le attività di Terni a ThyssenKryupp in base a correttivo richiesto dalla Commissione europea), vertenze, esodi volontari e scioperi, ma ha anche visto l’impegno in termini ambientali con il “Progetto scorie” per il recupero di materiali.

Con la recente notizia dell’acquisto dell’azienda da parte del gruppo industriale cremonese Arvedi si sta per aprire un nuovo capitolo nella ultracentennale storia degli impianti ternani. Interris.it ha intervistato Simone Liti, segretario generale di Fim Cisl Umbria.

L’intervista

Come si è arrivati a questa acquisizione da parte del gruppo cremonese?

“Il closing è previsto per i primi mesi del 2022, Arvedi è una società di fama internazionale, già presente nel settore acciai piani. Coltivo buone speranze, dato che i mercati di riferimento di Ast erano in ambito europeo. Siamo arrivati qui dopo un lungo percorso. Dieci anni fa il gruppo finlandese Outukumpu ha acquistato da ThyssenKrupp gli stabilimenti ternani che poi sono tornati alla multinazionale tedesca nel 2013, rispettando le richieste della Commissione europea nelle sue funzioni di controllo della concorrenza. Nel 2014 la società, per la quale non gli impianti non erano più strategici, aveva intenzione di procedere con una ristrutturazione e a quella decisione si rispose con uno sciopero durato oltre quaranta giorni, con la conclusione della vertenza raggiunta nel dicembre 2014 con un accordo per una fase di rilancio di Ast”

Com’è stato, per le maestranze, attraversare tutto questo periodo?

“Rispetto agli anni storici oggi siamo arrivati a 2.350 occupati. Un’evoluzione al ribasso e alcuni dei nodi principali sono stati la dismissioni di produzioni come la chiusura del reparto specializzato nell’acciaio magnetico tra il 2004 e il 2005, i fuoriusciti nel 2015, nell’ambito del processo di ristrutturazione pensato dalla società. Oggi è in corso un cambiamento e il nostro auspicio è che la nuova proprietà presenti un piano di lungo termine per Ast, che rappresenta oltre 15% del prodotto interno lordo regionale e circa il 70% di quello del territorio ternano”

In quale mercato si andranno a muovere le acciaierie di Terni?

“Ast deve riconquistare profilo internazionale. I paesi emergenti – che in realtà non sono più emergenti ma sviluppati – asiatici come Cina e Indonesia occupano il mercato grazie alle loro potenzialità economiche e tecnologiche. Serve allora un’Europa che protegga le produzioni dei Paesi membri, perché le aziende europee affrontano le sfide ambientali e rispettano leggi e diritti dei lavoratori. La sfida della sostenibilità va tenuta da conto”

Quali sono stati i principali investimenti fatti da ThyssenKrupp, in ambito industriale e ambientale?

“Gli investimenti sono stati complessivamente circa un miliardo di euro, il più corposo nei laminati piani in acciaio inossidabile nel 2005. Successivamente, dopo il 2009 per via della crisi economica e di quella dell’acciaio la quota investimenti sviluppo impiantistico è diminuita. Molto è stato fatto in termini di investimenti destinati a Terni per questioni ambientali, come la riduzione delle emissioni di CO2 e il “Progetto scorie”. Questo nasce da un’iniziativa risalente al 2012, a cui ha preso parte anche il sindacato che lanciò all’azienda la “sfida” non continuare a conferire le scorie in discarica, per provare a renderle compatibili con ambiente. L’azienda finlandese Tapojärvi ha brevettato un sistema per il recupero delle scorie di acciaio inossidabile per ottenere ad esempio materiali inerti per la pavimentazione stradale. Va comunque fatto sempre di più sia per l’ambiente sia per gli investimenti in nuove tecnologie, per cui serve un’elevata professionalità”

Siderurgia e sostenibilità possono camminare insieme?

“Ci sono esempi di siderurgia che convive con l’ambiente, in Austria grazie alla tecnologia hanno realizzato nuovi modelli di produzione per far convivere l’industria con l’ambiente e la salute. Dobbiamo far salire Terni, nata sull’acciaio e sull’energia idroelettrica prodotta da un fonte green come la Cascata delle Marmore, su questo treno. Va continuata l’opera di ambientalizzazione, agganciati nuovi processi di produzione, servono nuove tecnologie per la captazione delle polveri e dei fumi. Ma non solo, anche studiare una nuova impiantistica e delle nuove condizioni per rendere gli impianti, che sono vicini alla città, sostenibili”

Può ricoprire un ruolo anche l’economia circolare?

“L’economia circolare è forse l’unico modo per mantenere l’occupazione, insieme agli investimenti nella sostenibilità ambientale”