Storia di Golzow, il paese che dà lezioni d'integrazione

Sono lontani i tempi in cui Golzow era un villaggio modello della Germania Est, tanto da essere al centro di un documentario di matrice sovietica, che presentava i suoi bambini come il fiore all'occhiello di un'altra Germania oltre la cortina di ferro. Oggi quella risorsa non esiste più e Golzow non è altro che un piccolo centro soggetto allo spopolamento come tanti villaggi dell'entroterra rurale tedesco. 

Inizio del declino

Con la caduta del muro di Berlino, la Germania ha conquistato la liberta e la democrazia e, contemporaneamente, la perdita di lavoro repentina. Molti, nell'ex Germania Est, hanno visto la riunificazione come un'acquisizione dell'Occidente che, tuttavia, non è riuscita a unificare i progressi economici e sociali sperati. Golzow ha avuto lo stesso destino di tanti altri centri tedeschi, che hanno cominciato a declinare lentamente perdendo, accanto all'ideologia propugnata dal Comunismo, parte della loro stessa identità.

Una strada di speranza

Eppure, un modo per salvare il piccolo borgo esiste ed è rappresentato dai profughi provenienti dalla Siria, dilaniata dalla guerra civile. Dall'inizio del conflitto, in tanti siriani hanno abbandonato le loro case per scappare da scontri armati e, soprattutto, cercare riparo in posti più sicuri. Alcuni di loro hanno optato per l'Egeo, una tratta rovinosa a causa delle pessime condizioni di viaggio approntate dai trafficanti di esseri umani, mentre altri ancora hanno raggiunto la Germania. Quando sedici Siriani sono giunti nel piccolo centro, l'accoglienza non è stata delle migliori. Gli abitanti temevano che si dedicassero ai furti e guardavano in loro una minaccia alla loro ferrea incolumità. Con il tempo, però, la presenza dei profughi nel piccolo centro ha assunto i contorni dell'accoglienza. Come riporta un reportage del quotidiano statunitense The New York Times, la loro integrazione è stata silenziosa, ma ha cambiato la stessa fisionomia del borgo: “Gli appartamenti nuovi si sono ripopolati di vita. All'annuale fiera dei girasoli, i biscotti arabi si vendevano assieme alle torte di mele confezionate dai tedeschi” scrive la giornalista Katrin Bennhold. Oggi le scuole elementari, che rischiavano di chiudere perché falcidiate dallo spopolamento, si sono nuovamente ripopolate con i bambini siriani. Le famiglie arabe proliferano nel centro, fanno vita sociale accanto agli abitanti autoctoni e il contesto è il più bello, naturale esempio di integrazione sociale. 

Cose in comune

Intercettato dal quotidiano statunitense, il sindaco Schütz vede quest'episodio come un esempio di coesistenza universale: “Durante il processo d'accoglienza e integrazione – ha detto – i residenti hanno trovato alcuni elementi in comune. Anche i tedeschi della Germania Est, per esempio, hanno fatto esperienza di migrazione […]. Alcuni abitanti anziani, infatti, hanno in comune il fragore delle esplosioni delle bombe” ha ricordato il sindaco. Il caso del villaggio di Golzow e della sua lenta e impegnativa accoglienza mostra come spesso per abbattere i muri l'azione più semplice sia quella di de-mitizzare. Taha è una profuga siriana che, con la famiglia, vive ora nel villaggio. Interpellata sull'accoglienza nel piccolo paese ha detto: “Il villaggio è come una famiglia e noi ora ne siamo parte“.