Famiglia numerosa: un gesto d’amore verso la vita

L'intervista a Rita Picchianti di Associazione Nazionale Famiglie Numerose che spiega i disagi che una famiglia numerosa deve affrontare

La costruzione di una famiglia numerosa è un gesto di amore verso la vita, ma non sempre la società lo considera tale. Avere tanti figli può diventare sinonimo di diversità e di spregiudicatezza. Eppure ci sono famiglie che ci dicono il contrario e confermano che non farebbero mai a meno di quel tavolo da pranzo in cui i gomiti si toccano. Questa diversità di vedute nasce dal semplice fatto che la società non sempre è pronta ad accogliere le famiglie numerose, che a loro volta devono adattarsi a convivere in un ambiente quasi ostile. 

L’intervista 

L’associazione nazionale famiglie numerose promuove politiche familiari e salvaguarda i diritti delle famiglie numerose, sostenendo la loro attiva partecipazione alla vita culturale, sociale e politica della società in cui viviamo. Interris.it ha intervistato Rita Picchianti, coordinatrice della sezione provinciale di Siena dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose (ANFN) che ha raccontato la sua esperienza come madre di quattro figli.

Rita, la società come vede le famiglie numerose?

“Chi si apre alla vita come abbiamo fatto noi viene visto strano per una scelta che al giorno d’oggi sicuramente va controcorrente. Il sistema in cui viviamo infatti, è strutturato in modo da non favorire la natalità e questo atteggiamento non è solo un pensiero astratto. Sono molte le occasioni in cui si capisce che questa società nemmeno si preoccupa di fornire i mezzi a queste famiglie per vivere in maniera normale”. 

In quali occasioni non vi sentite considerati?

“Accade per esempio nei musei o al cinema dove solitamente il biglietto famiglia è contemplato per due adulti e due bambini, senza nemmeno pensare che ci potrebbero essere nuclei familiari come il nostro. Il risultato è che paghiamo un prezzo maggiore rispetto a se pagassimo i biglietti singoli”.

Come si viaggia con tanti figli?

“Anche in questo caso non è sempre semplice. Il primo problema si ha anche nei semplici spostamenti quotidiani in quanto ad oggi le auto moderne non prevedono la possibilità di inserire più di due seggiolini nel sedile posteriore. In albergo poi non sempre ci sono camere famiglia e dunque si viene divisi in due stanze. Noi però siamo sempre stati fortunati perché ogni volta i gestori ci hanno concesso due camere ubicate nello stesso corridoio. Certo, sopratutto quando i bambini sono piccoli si preferisce dormire tutti assieme, oppure optare per un appartamento che solitamente ha costi più abbordabili”.

Come affrontate questi disagi?

“Oramai ci abbiamo fatto il callo e quando questi si verificano ci strappano un sorriso. Noi non ci sentiamo abbandonati, ma sicuramente abbiamo la piena consapevolezza che dobbiamo fare molto affidamento sulle nostre forze. Il nostro unico rammarico è che questa società in realtà si perde qualcosa di magnifico ed essenziale e forse purtroppo non se ne rende nemmeno conto”.  

Secondo lei le coppie italiane hanno voglia di costruire una famiglia numerosa?

“Ho letto che molte donne, intervistate alla fine della loro vita fertile, dichiarano che avrebbero voluto avere un figlio in più rispetto a quello che hanno avuto. Il mio desidero è proprio che nessuna donna rimanga con un desidero non esaudito a causa di motivazioni esterne alla coppia, come la mancanza di lavoro o semplicemente l’impossibilità di acquistare una casa o una macchina più spaziosa”. 

Qual è l’aiuto più grande che avete avuto in questi anni?

“Sicuramente la presenza della provvidenza che ci ha sempre dimostrato che Dio vive tra le mura di casa nostra. Noi siamo abbandonati al suo disegno e lui ci ha accompagnati anche quando ogni cosa sembrava essere un salto nel buio. Tutti i giorni cerchiamo di trasmettere ai nostri figli la grandezza di questo dono che solo il Signore può regalare ad ognuno di noi”.