“Cistoaffarefatica”, ragazzi che si sporcano le mani per la propria comunità

L'intervista di Interris.it a Alice Fantinato di "Cistoaffarefatica",progetto nato per offrire ai ragazzi un'alternativa durante il periodo estivo

Cistoaffarefatica
A destra Alice Fantinato. Foto: Cistoaffarefatica

L’estate per i ragazzi è il momento del meritato riposo dopo un anno scolastico. Nonostante ciò, molti di loro, dopo le prime settimane in cui hanno l’opportunità di rilassarsi, cadono in una condizione di noia e apatia. Da questa consapevolezza e per contrastare questo feonomeno, nel 2016 la cooperativa Adelante Onlus di Bassano del Grappa ha dato vita al progetto ‘Cistoaffarefatica‘.

Di cosa si occupa Adelante Onlus

Tra le finalità di Adelante c’è quella di produrre un cambiamento sociale inclusivo in grado di perseguire il benessere della comunità, valorizzando le relazioni umane e le dinamiche di rete con le istituzioni pubbliche, la sfera del privato e le altre organizzazioni del terzo settore.

L’intervista

Girando per le strade di Bassano del Grappa e vedendo alcuni angoli trascurati della cittadina veneta è nata l’idea di offrire ai ragazzi un’alternativa valida. Quello che era un semplice esperimento, oggi è invece una solida realtà che coinvolge ben 260 comuni di tutta Italia e che in questa edizione ha visto impegnati più di 8000 ragazzi. 

Interris.it ha parlato con Alice Fantinato, responsabile della segreteria nazionale di Cistoaffarefatica che ha spiegato il progetto e le sue finalità.

Alice, che cos’è ‘Cistoaffarefatica’?

“Si tratta di un progetto che si svolge durante il periodo estivo, ed è rivolto a tutti i ragazzi dai 14 ai 19 anni che hanno la volontà di mettersi in gioco, conoscere nuove persone e sporcarsi le mani per rendere il proprio territorio un posto migliore per se stessi e per gli altri. Divisi in gruppi da dieci, i ragazzi svolgono per una settimana dei piccoli lavori di cura del verde, di pulizia di strade e sentieri, di tinteggiatura di panchine e staccionate oppure se possibile realizzano dei murales decorativi”.

Chi coordina i ragazzi?

“Ciascun gruppo è accompagnato da un tutor che ha ruolo di guida e da un adulto ‘tuttofare’ che noi chiamiamo handyman che ha invece il prezioso compito di trasmettere le competenze tecniche e artigianali del lavoro. I tutor sono ragazzi dai 20 ai 30 anni che solitamente hanno esperienze nell’ambito dell’educazione. Per diventare tutor basta fare domanda all’associazione di riferimento presente nella zona di appartenenza e dopo un colloquio conoscitivo si prosegue con un weekend formativo in cui viene spiegato tutto il progetto”.

Il servizio prevede una ricompensa?

“Il lavoro viene ripagato con un ‘buono fatica’ del valore di € 50 da spendere in esercizi commerciali della zona che hanno aderito all’iniziativa. Ai tutor invece viene riconosciuto un ‘buono fatica’, del valore di € 100 perché l’impegno che viene richiesto a loro è maggiore rispetto a quello dei ragazzi. Noi crediamo sia giusto dare una ricompensa perché è un modo per ringraziarli di aver accettato di mettersi al servizio della comunità e perché il nostro è un progetto a metà strada tra un normale lavoro estivo che deve essere remunerato e un volontariato in cui ragazzi hanno anche la possibilità di socializzare tra di loro”.

La grande partecipazione dei giovani è una risposta alle accuse di chi li definisce menefreghisti?

“Sicuramente si tratta di una scelta che va controcorrente rispetto a tutto quello che ogni giorno si sente e che descrive i ragazzi come dei fannulloni che non sanno fare nulla. Noi invece vediamo molti giovani che vogliono dimostrare il proprio senso civico e la grande volontà ad imparare dei lavori umili e manuali, senza alcuna paura di sporcarsi le mani. Questo impegno costa fatica e sono certa che molti di loro sono stati spinti a partecipare dai genitori, ma sono pure convinta che dopo il primo giorno capiscono che si tratta di un’esperienza che può dare molto”.

Che cosa i giovani si portano a casa da questa settimana?

“Ogni ragazzo vive questo percorso in modo diverso. Sicuramente c’è chi si impegna di più, chi meno, ma tutti vivono un’esperienza importante di socializzazione con dei coetanei del proprio paese che magari nemmeno conoscono. Può sembrare banale, ma anche il semplice stare in gruppo ha un valore inestimabile perché presuppone il rispetto reciproco, che è alla base della crescita di ogni persona”.