Aumento del costo della spesa: il governo lancia il patto anti-inflazione

L'intervista di Interris.it a Fabrizio Premuti di Konsumer Italia che ha spiegato il trimestre tricolore

spesa
A sinistra Fabrizio Premuti. Foto di Philip Myrtorp su Unsplash

L’aumento dei prezzi e dei consumi ha messo in ginocchio molte famiglie italiane. É cosa risaputa che uno dei settori che ne ha risentito maggiormente è quello alimentare e per questo motivo il governo ha deciso di intervenire con il patto anti-inflazione. Si tratta di un’iniziativa in cui gli esercenti limitano il prezzo di alcuni prodotti, tutelando il potere di acquisto del consumatore. 

Konsumer Italia 

È un’associazione nata con lo scopo di tutelare i consumatori e l’ambiente in cui viviamo. È composta da cittadini esperti e da specializzati in materie di consumo che a titolo del tutto gratuito danno il proprio contributo per salvaguardare tutti i diritti degli altri cittadini. 

L’intervista

Interris.it ha intervistato Fabrizio Premuti, presidente di Konsumer Italia che ha spiegato il patto anti-inflazione e quali vantaggi recherà alle tasche degli italiani.

Signor Premuti, in che cosa consiste questo accordo?

“Il trimestre anti-inflazione prevede che dal 1 ottobre al 31 dicembre 2023 i prezzi di migliaia di beni essenziali, prodotti di farmacia e di parafarmacia non potranno salire. Tra questi ci sono prodotti di largo consumo come la pasta, lo zucchero e molti farmaci. Il punto vendita ha la massima libertà di aderire o meno e di scegliere con quali beni, i quali sono contrassegnati da un carrello tricolore”. 

Quali sono i prodotti che negli ultimi mesi hanno subito un aumento?

“Nell’elenco troviamo la pasta, il riso, lo zucchero, il pane, il sapone e il latte che ad oggi è impossibile trovare negli scaffali a meno di 2 euro al litro. Si tratta di prodotti di prima necessità, che servono per il nutrimento di una persona e per questo c’era bisogno di una limitazione degli aumenti. A questi poi vorrei ricordare i beni legati all’infanzia come i pannolini e il latte artificiale che nel budget di una famiglia influiscono molto e per questo alcuni punti vendita hanno ritenuto opportuno bloccarne il prezzo”. 

Quanti esercenti hanno aderito all’iniziativa?

“Si stima che, tra supermercati, ipermercati e discount, nel corso della prima settimana sono oltre 22 mila i punti vendita coinvolti. A questi, nei prossimi giorni, si dovrebbero aggiungere anche decine di migliaia di piccoli commercianti. L’adesione è un aspetto positivo perché significa che l’esercente ha a cuore questo problema e per questo vuole essere responsabilizzato e non vuole speculare alle spalle del consumatore”. 

Tre mesi sono sufficienti per aiutare gli italiani?

“Sicuramente ne servirebbero di più, ma la scelta del governo dimostra un’apertura verso un problema che non colpisce solo le fasce più povere, ma anche la famiglia media che nell’ultimo anno ha visto diminuire il proprio potere d’acquisto. Si tratta di un primo passo e dopodiché la palla passerà anche agli esercenti che dovranno capire quanto limare i propri utili per continuare a permettere all’acquirente di comperare certi prodotti”. 

Quali sono i beni che non sono coinvolti nel trimestre tricolore?

“Tutti i prodotti freschi come la frutta, la verdura, la carne e il pesce. La motivazione è che in questo caso i prezzi oscillano a causa di altri fattori, come la scarsità dei raccolti e la crisi climatica che ha colpito il nostro Paese. Ecco che una grandinata in Trentino Alto Adige determina l’aumento del prezzo delle poche mele raccolte e stessa cosa vale per prodotti come l’olio d’oliva e gli ortaggi”.