Silvestrini (Kyoto Club): “Cosa può dare la spinta alle rinnovabili in Italia”

In occasione della prima Giornata internazionale dell’energia pulita, l’intervista al direttore scientifico del Kyoto Club Gianni Silvestrini

Nell'immagine: a destra Foto di Lisa Baker: https://www.pexels.com/it-it/foto/tre-mulini-a-vento-bianchi-sul-campo-verde-sotto-il-cielo-blu-944407/, a destra Gianni Silvestrini (per gentile concessione del Kyoto Club)

Energia pulita vuol dire garantire accesso ai servizi sanitari, all’istruzione, ai trasporti e una migliore alimentazione, quindi giustizia sociale, in modo sostenibile per l’ambiente. E’ il senso della Giornata internazionale dell’energia pulita, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni unite lo scorso 25 agosto, di cui oggi si celebra la prima edizione. La transizione energetica globale dalle fonti fossili alle rinnovabili è fondamentale per contenere l’innalzamento della temperatura entro gli 1,5° rispetto all’epoca preindustriale nei prossimi decenni e contrastare gli effetti del cambiamento climatico che colpisce i più fragili, della nostra società e del mondo, e chi vive nelle zone più marginali o in quelle più esposte alle conseguenze ambientali del climate change.

L’intervista

In occasione del “debutto” di questa Giornata, Interris.it ha intervistato il direttore scientifico del Kyoto Club Gianni Silvestrini.

Cosa significa “energia pulita”?

“Vuol dire produrre energia con bassissime emissioni di CO2 o altri inquinanti. Le due tecnologie ‘in testa’ nella riduzione delle emissioni sono l’eolico e il fotovoltaico. L’anno scorso la potenza elettrica del mondo è cresciuta del 50%, sono stati installati 510 gigawatt nuovi, e la ‘parte del leone’ l’hanno fatto quelle due”.

Qual è la convenienza economica e quali sono i benefici ambientali?

“I moduli fotovoltaici sono estremamente versatili, vanno dal piccolo impianto da balcone ai pannelli per le grandi centrali. Per quanto riguarda l’ambiente, l’impatto a livello locale è nullo e sul ciclo di vita di medio e lungo periodo è assai ridotto”.

All’ultima conferenza sul clima, la Cop 28 emiratina, si è stabilito di triplicare la potenza energetica da fonti rinnovabili mondiale. Come fare, in concreto?

“Significa passare dagli attuali 3.500 gw di energia da rinnovabili globali a 11mila gw entro la fine di questo decennio. Una crescita fortissima che dovrebbe proseguire anche negli anni successivi e solare ed eolico saranno molto importanti in questo”.

Quali parti del mondo devono fare di più?

“Dopo il Protocollo di Kyoto l’Europa ha fatto da apripista per le rinnovabili e di recente la Commissione europea ha lanciato l’alleanza sulle batterie, ma non ha la forza di due giganti come la Cina, una potenza ‘verde’ perché può investirci miliardi, e gli Stati Uniti. Nonostante questo, la Repubblica popolare cinese e l’India hanno un altissimo consumo di carbone e la seconda ha un programma di rinnovabili ambizioso ma non quanto quello dei cinesi”.

Nel nostro Paese le rinnovabili coprono il 37% del fabbisogno energetico. Stiamo rispettando la nostra tabella di marcia?

“L’Italia ha visto un boom delle rinnovabili nel periodo 2019-2021 grazie agli incentivi, una situazione poi invertitasi tanto che l’anno scorso sono stati installati 5 gw. Il nostro obiettivo però è di arrivare a 68 gw di rinnovabili entro il 2030 e per raggiungerlo dovremmo installarne 10 ogni anno. Un elemento di forza può essere il crollo dei costi e un altro è quello tecnologico-normativo, con una spinta che può venire dai decreti sull’agrivoltaico e sulle comunità energetiche, e, a partire dal 2025, dall’eolico offshore”.

La produzione di energia con termovalorizzatori e biodigestori può rientrare nella generazione pulita senza consumo di fossili?

“Si tratta di due discorsi diversi. I digestori anaerobici producono metano ‘verde’ con il rifiuto organico cittadino o lo scarto di prodotti agricoli. Inoltre il digestato, ovvero il residuo del processo, si può utilizzare in agricoltura anche perché arricchisce la fertilità dei suoli. Per quanto riguarda i termovalorizzatori, si dovrebbe andare verso una raccolta differenziata sempre più spinta piuttosto che fare nuovi inceneritori, col rischio di rallentarla”.

Quando si parla di energia pulita spesso si fa riferimento a quella prodotta dal solare e dall’eolico, cosa ci può dire di altri ipotesi come l’idrogeno e i reattori nucleari di ultima generazione?

“Negli ultimi 15-20 anni il contributo del nucleare alla produzione energia mondiale si è ridotto. In Occidente praticamente non si sono costruite più centrali e quelle che sono state fatte hanno visto i tempi raddoppiare e i prezzi più che triplicare. Ora si parla dei piccoli reattori modulari, ma se funzionano lo sapremo solo all’inizio del prossimo decennio e a quel punto si dovrebbero individuare i siti per ospitarli e poi realizzarli. L’idrogeno attualmente viene da fonti fossili, le strade per quello ‘verde’, con solare ed eolico o con impianti per l’elettrolisi, sono ancora molto costose. Ma può rappresentare una soluzione interessante per quei settori cosiddetti ‘hard to abate’, come quelli industriali, e per l’accumulo di lunga durata – lo produco con solare o eolico e lo immagazzino”.

E’ sufficiente la tecnologia per la sostenibilità ambientale o serve anche che i cittadini modifichino i propri consumi e quindi lo stile di vita?

“Nella sua enciclica ‘Laudato Si’ papa Francesco ha espresso posizioni importanti per portare le persone a cambiare stili di vita, per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica. Un altro aspetto è il modello di sviluppo, dato che l’attuale appare difficilmente coerente con una radicale trasformazione del sistema energetico che punta a emissioni zero. Servono quindi la tecnologia, che sta andando bene, i comportamenti individuali e una riflessione sul sistema economico”.