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Segre (Donne al Quadrato): “Violenza economica, cosa è e come uscirne”

La violenza economica contro le donne, a differenza di quella fisica, viene nominata raramente. Eppure, in Italia, riguarda circa 4 donne su 10. Una piaga sociale dai costi umani altissimi di cui si parla ancora troppo poco ma che è possibile fermare”. Lo evidenzia a InTerris.it la dottoressa Claudia Segre, Presidente di Global Thinking Foundation, fondazione che sponsorizza vari progetti di educazione finanziaria – tra cui Donne al Quadrato – D2 – finalizzati a migliorare l’inclusione sociale ed economica in Italia, Europa e USA, e prevenire così la violenza economica anche attraverso diverse collaborazioni con le istituzioni pubbliche e gli enti privati.

Claudia Segre

L’intervista a Claudia Segre

La sua fondazione promuove il progetto “D2 – Donne al Quadrato”. Di cosa si tratta esattamente?

“Si tratta di un progetto per le donne fatto dalle donne. Le volontarie offrono un’opera di affiancamento e aiuto proattivo che, attraverso la formazione e l’informazione (oltre alle attività di uno sportello ad hoc) permette una reintroduzione sociale di donne svantaggiate economicamente così da poter far riacquisire loro un ruolo dignitoso di appartenenza alla comunità”.

Perché è importante?

“E’ importante perché la consapevolezza acquisita tramite la formazione permette di fare scelte lucide e coerenti col proprio percorso di vita; ma anche perché permette a queste donne di ritrovare la propria dignità personale, la spinta e l’energia per uscire da una situazione di isolamento. Non solo economico ma anche psicologico. In sintesi, il progetto Donne al Quadrato è un aiuto fattivo laddove la violenza economica crea un disagio che è difficile da superare da sole”.

Quanti sono in Italia i casi di violenza economica?

“La violenza economica è molto frequente ma – a differenza di quella fisica – viene nominata raramente. Riguarda infatti circa 4 donne su 10. Finalmente, dopo 6 anni di intenso lavoro non solo sul piano formativo, ma anche informativo con video, spot televisivi e un docufilm con le testimonianze delle donne che raccontano cosa sia la violenza economica…il problema sta venendo a galla”.

Quanto sono importanti le testimonianze dirette?

“Moltissimo. Perché le testimonianze di una violenza che non si vede, subdola come quella economica sono molto preziose ma difficili da raccogliere”.

Perché?

“Perché i maltrattanti sono sempre operativi e molte donne hanno paura di raccontare la loro storia”.

Vuole raccontarci una testimonianza?

“Sì. Una donna con tre figli era sposata con un uomo che aveva un lavoro regolare, da dipendente. Improvvisamente il marito, invogliato da un amico, si è gettato in una operazione speculativa immobiliare nell’illusione di fare soldi facili. Un’attività però lontano dalle sue competenze. Così, è fallito; ma prima di fallire aveva ipotecato la casa coniugale senza neppure avvertire la consorte. Così, dall’oggi al domani, hanno perso tutto, si sono separati e la donna ha dovuto trovare un lavoro e mantenere da sola i tre figli nonostante fosse debilitata da una grave malattia. Donne al Quadrato l’ha sostenuta nel recuperare il posto di lavoro, nel sostegno psicologico e nella riorganizzazione della quotidianità. Oggi, dopo due anni di fatiche, è tornata finalmente a sorridere”.

Quale conclusione?

“E’ importante capire che la violenza economica è una violenza che colpisce fino a quattro donne su 10. Circa il 25% delle donne, con punte del 40% in certe regioni italiane, non hanno un conto corrente personale, né la gestione dei soldi di famiglia, dipendendo del tutto dalle entrate del compagno/marito/familiare. Questo permette un controllo su di loro molto forte, perché sono di fatto sprovviste dei mezzi economici per allontanarsi da situazioni conflittuali. Non a caso l’abuso economico è strettamente correlato alla violenza domestica. La violenza economica inoltre ha costi umani elevatissimi e, a pagare, sono le donne più sole e più fragili. Non possiamo più permettere che tale violenza venga reiterata e che continui a ferire le nostre comunità”.

Milena Castigli

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