Il Ramadan è il mese sacro per la religione musulmana. La Chiesa Cattolica è lodevolmente impegnata per rafforzare la pacifica convivenza religiosa. Ma non mancano difficoltà pratiche. Soprattutto nei popolosi condomini delle città italiane (e in generale occidentali), abitati da numerosi nuclei familiari.
Ramadan è il nome del nono mese dell’anno nel calendario lunare islamico. Secondo la tradizione, è il periodo in cui Maometto ricevette la rivelazione del Corano. È il mese sacro del digiuno. Dedicato alla preghiera. Alla meditazione. E all’autodisciplina. Dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, i musulmani praticanti adulti e sani non possono mangiare e bere. Dopo il tramonto sono permessi i pasti (iftar). E qui in Italia e in Occidente iniziano spesso i problemi di coabitazione con chi non è di religione islamica ma condivide lo stesso tetto.
Interris.it ha raccolto una delle frequenti segnalazioni di disagi legati alla pratica rituale dei pasti notturni durante il Ramadan. Maria Mancini, impiegata cinquantenne della provincia di Roma, si è rivolta al suo proprietario di casa. E all’amministratore del condominio in cui abita con i suoi due figli. Ha scritto chiedendo il loro “sollecito intervento” per “porre immediatamente fine all’insostenibile situazione che si è determinata nell’appartamento accanto al mio”. Racconta: “A partire dallo scorso 12 aprile (in coincidenza con l’inizio del mese di Ramadan che si protrarrà fino al prossimo 12 maggio), mi trovo ad affrontare una condizione di grave difficoltà. Ad intervalli di circa un’ora-due ore, per tutta la durata della notte, dall’appartamento affianco al mio giungono fragorosi rumori di stoviglie sbattute e conversazioni ad alta voce“.
Aggiunge Maria: “Un conto è mangiare dopo il tramonto, come prescrive la religione musulmana. Ben altro è rendere illegalmente impossibile la quiete notturna degli altri condomini. Attraverso gli schiamazzi di continue cene consumate sbattendo piatti. E parlando ad alta voce nel cuore della notte. Ciò accade quotidianamente a mezzanotte, alle 2 e alle 4 di mattina”. Prosegue l’impiegata: “Ho ripetutamente provato (bussando alla parete divisoria tra i due appartamenti) a far capire l’illecità della condotta e il conseguente danno provocato. Ma senza ottenere alcun esito“.
Nella comunicazione scritta al proprietario di casa e all’amministratore del condominio in cui abita, l’impiegata ha anche allegato i referti medici. Attestano la sua condizione di paziente cardiologica “assolutamente non compatibile con l’assenza di riposo notturno“. Soprattutto, precisa, “in ragione della mia non facile situazione lavorativa che richiede quotidianamente la sveglia alle 4,30 di mattina per trasferirmi con i mezzi pubblici a Roma. E prendere servizio in ufficio al primo turno del giorno”.
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