Monteduro (ACS): “Il martirio cristiano è una realtà, la Pasqua rappresenta la speranza”

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Foto © Acs

“Spero che sia una Pasqua di gioia e di speranza, come lo è da 1990 anni. Prego che sia una Pasqua soprattutto di gioia e speranza per chi, in nome della sua appartenenza a Gesù, soffre più di altri. Penso alle tante comunità cristiane perseguitate in diverse Nazioni del mondo”.

Così a Interris.it Alessandro Monteduro, Direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), in occasione della Pasqua, festa di resurrezione anche per quei tanti cristiani che non possono vivere liberamente la propria fede.

Alessandro Monteduro, Direttore ACS Italia (Foto: @acs_italia)

L’intervista ad Alessandro Monteduro (ACS)

Qual è la missione di ACS?

“Aiuto alla Chiesa che Soffre da 75 anni dedica la propria missione proprio a tutte quelle comunità cristiane che sono quotidianamente perseguitate, discriminate, oppresse, a volte uccise per la propria fede. Perché appartengono a Gesù e non vogliono abiurare alla fede cristiana”.

Come sono cambiate in questi 75 anni le persecuzioni cristiane?

“Nel corso di questi 75 anni di vita di ACS si sono avvicendati tanti fenomeni discriminatori e persecutori contro il cristianesimo. I regimi totalitari del XX secolo prima; i fondamentalismi religiosi adesso. In modo particolare il fondamentalismo islamista; ma esiste anche quello induista e buddista. L’unica similitudine e linea comune tra i totalitarismi del secolo scorso e i fondamentalismi del nuovo millennio è proprio l’odio alla fede. L’odio cioè verso tutte quelle comunità che sono in minoranza e non accettano di abiurare. Per tutte queste comunità, la Pasqua ha un valore davvero speciale. Più volte Papa Francesco ha ribadito e urlato che oggi ci sono più martiri cristiani nel mondo di quanti ve ne siano stati 2000 anni fa. Il martirio cristiano è purtroppo una realtà e la Pasqua rappresenta la speranza”.

Ci sono pericoli di attentati contro i cristiani in questi giorni nelle Nazioni dove sono perseguitati?

“Nel corso dell’ultimo decennio, al calendario liturgico cristiano si è troppo spesso affiancato il calendario del terrore”.

In che senso?

“Negli anni tanti, decine di attentati sono stati fatti nei giorni più importanti delle solennità cristiane e nelle chiese. Ne cito solo alcuni perché sono stato tantissimi. Gli attentati del 21 aprile 2019 nello Sri Lanka colpirono 3 chiese, 4 alberghi di lusso e un complesso residenziale nel giorno in cui veniva celebrata la Pasqua cristiana. Morirono per mano jihadista 359 persone. Oppure gli attentati terroristici dell’Isis alle chiese copte di Tanta e Alessandria d’Egitto avvenuti il 9 aprile 2017, la domenica delle palme, nelle due città egiziane. Morirono 43 persone. Altrettanto efferato fu l’attentato la domenica di Pasqua a  Lahore, in Pakistan: un fondamentalista islamico del gruppo talebano Ttp si fece esplodere in un parco giochi dinanzi ad una chiesa, subito dopo le celebrazioni pasquali. Morirono 72 persone, 30 delle quali erano bambini. Il 15 marzo del 2015 due kamikaze – sempre del Ttp Jamat-ul-Ahrar – si erano fatti esplodere all’ingresso di due chiese di Lahore vicine fra loro, la cattolica St.John’s Church e la cristiana Christ Church, causando 17 morti. Per venire a giorni più vicini a noi, come non ricordare l’attentato del 5 giugno 2022 in Nigeria: un commando di uomini armati fece irruzione in una chiesa cattolica nella cittadina di Owo durante la messa pentecostale uccidendo decine di civili, oltre 40, tra cui donne e bambini. In quel caso, si trattò del gruppo islamista Boko Haram, già letale in diverse nazioni africane. La sola ‘colpa’ di tutte queste vittime è stata quella di partecipare ad una funzione religiosa cristiana. Se colleghiamo questi ed altri eventi, il timore di attentati in occasione delle feste cristiane è sempre alto. E non può essere né taciuto, né sottovalutato”.

Perché una piccola minoranza di fede è considerata pericolosa e genera così tanto odio?

“E’ una domanda importante alla quale è difficile rispondere. Perché una piccola minoranza di fede è così foriera di odio. Non in frange isolate estremiste della società, bensì spesso anche in ambienti molto diffusi, molto più di quanto si racconti in Occidente. Ad esempio: quando nel 2018 Asia Bini – dopo 8 anni di calvario giudiziario – fu assolta dall’accusa di blasfemia e liberata grazie alla decisone della Suprema Corte del Pakistan, per almeno dieci giorni scesero in strada a protestare in tutte le principali città del Paese milioni di pakistani! E non per chiedere una moderata revisione della sentenza, ma affinché Asia Bibi venisse impiccata! Scesero in piazza con i cappi in mano. Ci furono scontri con la polizia e aggressioni alle comunità cristiane pakistane. Che per giorni furono costrette a chiudersi nelle abitazioni nella speranza che nessuno facesse loro del male. In Occidente non abbiamo mai raccontato quanto fu numerosa, feroce e violenta la rivolta popolare scaturita dalla liberazione di Asia Bibi. Per tornare alla domanda: perché una piccolissima minoranza cristiana – che in Pakistan ad esempio non è neppure il 2% del totale – fa così paura e genera al contempo così tanto odio? La risposta è complessa: in alcuna Nazioni c’è una forte avversione di una parte (ma non tutta) della popolazione per chi non partecipa alla fede dominante: queste persone guardano con astio chi professa altre fedi, in particolare i cristiani, perché interpretano la propria fede come un’ideologia politico-religosa e non come una fede. Ma comunque un’ideologia politico-religosa deviata: perché nessun Dio giustifica e legittima la violenza contro gli appartenenti ad altre religioni. Nè giustifica la violenza a prescindere. Dobbiamo dunque chiederci: quelle parti della società ferocemente ostili alle minoranze religiose, sono davvero comunità di fedeli o sono al contrario ispirate da ideologie politico-religiose ma che in realtà hanno una matrice deviata? Non facciamo dunque di tutta l’erba un fascio: non è un’intera Nazione ad essere contro i cristiani, ma una parte più o meno consistente di essa. E’ però innegabile che le persecuzioni contro i cristiani nel mondo esistano: sono reali e violente. La società non può restare in silenzio”.