Micronazioni: un fenomeno che divide, isola e impoverisce

La libertà non si ottiene “nel distinguersi da” ma nell’“appartenere a”, anche se questa fosse la strada più faticosa

Foto-di-Davi-Mendes-su-Unsplash

Le micronazioni, realtà poco conosciute, sono il risultato delle pretese, del passato e del presente, in ogni continente, di singoli o piccoli gruppi, di creare nuove entità statali, senza aver riconoscimento internazionale, per gestire propri uffici e affari istituzionali. La lunga lista di queste sedicenti (spesso) autonomie è frutto di storie antiche, che affondano nel Medioevo e alcune più recenti, soprattutto nei decenni ‘60 e ‘70 del Novecento, anche in Italia.

Si tratta, al tempo stesso, di micronazionalismi, spesso di carattere provocatorio, facilitati, ora, da Internet e dalla possibilità di sviluppare dichiarazioni indipendentistiche, surreali e virtuali. Tali “iniziative”, mancando, fondamentalmente, degli elementi essenziali come la popolazione e il territorio, non sono assimilabili a prerogative di autodeterminazione dei popoli. Molte volte sono solo provocazioni e proteste ideologiche, senza alcuna reale pretesa di rivendicazioni politico/territoriali. Sono frutto di ardita fantasia, nei nomi e nelle estensioni, che “sconfinano”, territorialmente, anche sui pianeti del Sistema Solare. In molti casi sfiorano la megalomania e l’eccentricità più elevata. Nel web è possibile rintracciare elenchi molto lunghi di queste “realtà”, con caratteristiche davvero curiose. La lista è in continuo aggiornamento proprio per la precarietà e la fugacità di tali rivendicazioni politiche.

Un caso molto noto, peraltro documentato nel 2020 da un film di successo (L’incredibile storia dell’Isola delle Rose), è costituito dall’avventura indipendentista dell’Isola delle Rose, che si svolse, dal 1968 al 1969, su una piattaforma artificiale posta al largo di Rimini. La sua distruzione forzata, da parte delle autorità italiane, fu vista da molti come un attentato alla libertà. Le motivazioni che spingono a creare delle nuove realtà possono anche riguardare la creazione di paradisi fiscali. In alcuni casi, si tratta di trovate goliardiche che destano la curiosità e che spingono i turisti a inoltrarvisi. L’obiettivo è di richiamare attenzione e visitatori, ai quali vendere souvenir a tema nonché documenti e attestazioni di appartenenza al nuovo Stato. Attirano l’attenzione dei collezionisti nel caso in cui riescano anche a coniare monete, a emettere francobolli, documenti e titoli nobiliari. È possibile lucrare molto, infatti, dall’emissione di tali titoli, ricercati dai “borghesi” pur di vantare la nobile origine.

Graziano Graziani, giornalista e critico teatrale, è l’autore del volume “Stati d’eccezione” (sottotitolo “Cosa sono le micronazioni”), pubblicato da “Edizioni dell’asino” nel dicembre 2020. L’estratto recita “Questo libro parla di utopie, o almeno di un certo tipo di utopie. Micronazioni: è questo il termine che descrive queste fantasiose entità, piccoli Stati autoproclamati, nazioni dai nomi pittoreschi e bizzarri e dalle radici iperboliche, alcune più artistiche altre più politiche. Ma ciò che le accomuna tutte è la ricerca irriducibile, a volte surreale, di autonomia e indipendenza”.

Il sito viaggiaregratis.eu, al link https://www.viaggiaregratis.eu/stati-del-mondo ha effettuato un riepilogo degli Stati esistenti sul pianeta. Si legge “Gli Stati del mondo sono 208 in totale, ma solamente 195 sono riconosciuti sovrani a livello internazionale, gli altri 13 invece sono considerati semi o non riconosciuti. Uno Stato sovrano è un’entità giuridica rappresentata da un governo che ha pieni poteri su una determinata area geografica. Tra questi 195 Stati bisogna fare un’ulteriore suddivisione: 193 Paesi sono Stati membri delle Nazioni Unite-2 sono Osservatori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite: Città del Vaticano e lo Stato di Palestina. 11 Paesi invece, nonostante la sovranità territoriale, si sono dichiarati indipendenti ottenendo riconoscimento parziale o limitato dall’Onu (5 Paesi), o nessun riconoscimento di membri ONU (altri 5 Paesi). Vediamo nel dettaglio quali sono: 1 è ex membro delle Nazioni Unite: Taiwan-5 Paesi hanno riconoscimento parziale o limitato: Abcasia, Cipro del Nord, Kosovo, Ossezia del Sud, Sahara Occidentale-5 Paesi senza nessun riconoscimento internazionale: Repubblica dell’Artsakh, Repubblica Popolare di Doneck, Repubblica Popolare di Lugansk, Somaliland, Transinistria. Esistono inoltre altri 2 Stati in libera associazione con la Nuova Zelanda: le Isole Cook e Niue”.

Oltre allo spazio fisico e a quello cosmico, ora si aggiunge anche la possibilità di attingere a quello virtuale. Si parla, in questi casi, di cybercits (da cyber citizens): cittadini affiliabili on line. Esiste anche un sito dedicato (https://www.microcosme.info/italiano) dove si possono trovare informazioni sul fenomeno. Hanno luogo, periodicamente, delle conferenze mondiali delle micronazioni. MicroCon 2023 si è svolta, il 12 agosto, per la prima volta in Europa, precisamente a Ypres, in Belgio. L’appuntamento è per Montreal nel 2025. Altra iniziativa simile, denominata Polination, si svolge dal 2010; nel 2015 i rappresentanti istituzionali si sono raccolti a Gubbio, nella “Libera Repubblica di Alcatraz”. Tali appuntamenti tendono a confrontare i vari regnanti o capi di Stato nonché a stabilire iniziative per il riconoscimento e per definire i rapporti con le entità grandi e riconosciute a livello internazionale.

In queste occasioni, le tematiche riguardano anche la salvaguardia dell’ambiente. Altro aspetto è la raccolta di fondi da devolvere in beneficenza. Creare un regno o uno Stato rappresenta il sogno infantile di ogni gruppo di bambini, che mira a realizzare un proprio mondo, come un’entità a parte, attento a demarcare i confini e a vantare la propria solidità. Da un lato, rappresenta un collante sociale per coloro che vi fanno parte, dall’altra rischia di portare a isolarsi e dividersi, fino al contrasto, con altre comunità. Il principio che muove i promotori è, soprattutto, quello di sentirsi diversi dal resto. L’idea rappresenta il desiderio di costruire qualcosa di nuovo, che sia differente dai vecchi Stati, elefantiaci, incapaci di garantire pace, benessere, lavoro, sicurezza. Fra queste mancanze, si fa leva sulla distanza abissale che vi sarebbe tra il singolo cittadino e uno Stato lontano e sordo. Il rischio, tuttavia, è di tracimare verso un atteggiamento superbo, fanatico, dissociato dalla realtà e lontano da quel fenomeno pittoresco e curioso che una sorta di piccolissimo Stato può rappresentare. I grandi Stati del mondo per estensione territoriale, come la Cina, la Russia, l’India, gli Usa, il Brasile, infatti, possono essere visti, tra irredentismo e desiderio di libertà, come distaccati e lontani dalle esigenze dei singoli appartenenti. Da qui, si rende necessario l’impegno, di tali enormi entità, a non dimenticare gli abitanti e, pur nelle inevitabili difficoltà logistiche e spaziali, a trasformare la burocrazia in attenzione e ascolto.

Nel radiomessaggio di Papa Pio XII, del 24 dicembre 1941, sono contenute le seguenti, profetiche e attuali parole “Nel campo di un nuovo ordinamento fondato sui principi morali, non vi è posto per i ristretti calcoli egoistici, tendenti ad accaparrarsi le fonti economiche e le materie di uso comune, in maniera che le Nazioni, meno favorite dalla natura, ne restino escluse. Al qual riguardo Ci è di somma consolazione il vedere affermarsi la necessità di una partecipazione di tutti ai beni della Terra anche presso quelle Nazioni, che nell’attuazione di questo principio apparterrebbero alla categoria di coloro ‘che danno’ e non di quelli ‘che ricevono’. Ma è conforme a equità che una soluzione di tale questione, decisiva per l’economia del mondo, avvenga metodicamente e progressivamente con le necessarie garanzie, e tragga ammaestramento dalle mancanze e dalle omissioni del passato. Se nella futura pace non si venisse ad affrontare coraggiosamente questo punto, rimarrebbe nelle relazioni tra i popoli una profonda e vasta radice germogliante amari contrasti ed esasperate gelosie, che finirebbero col condurre a nuovi conflitti”.

La libertà non consiste nel crearsi un mondo a parte o a sé, diviso, in cui isolarsi e specchiarsi, bensì nel partecipare, insieme, alla vita della comunità. La libertà è tale solo se condivisa, attraverso dialogo e apertura. La libertà di pochi è una violazione dei diritti e della sicurezza di tanti. Non si pongano nuovi confini e muri bensì ponti e strade.