La famiglia come dedizione verso gli altri

Intervista a Interris.it di padre Alberto Maggi, fine biblista, teologo e religioso dell'Ordine dei Servi di Maria. La dedizione verso il prossimo come radice e fondamento della famiglia

“Quel che unisce la famiglia, non è il sangue, così fragile e aleatorio (Mt 10,21). Ma un ideale comune di amore e dedizione verso gli altri. Che, mentre cementa la relazione tra i componenti della famiglia, al contempo non la fa ripiegare su se stessa. Ma la spinge verso gli altri, una famiglia che non assorba le energie dei suoi componenti e non li soffochi. Ma aiuti a liberare in ognuno di essi quelle capacità che fanno di ogni individuo un essere unico e irripetibile”, afferma a Interris.it padre Alberto Maggi. Fine biblista, teologo e religioso  dell’Ordine dei Servi di Maria, ha studiato al “Marianum”, alla Pontificia Università Gregoriana” e alla Scuola Biblica di Gerusalemme. Da 25 anni dirige il Centro studi biblici “Giovanni Vannucci” e ha condotto per Radio Vaticana la trasmissione “La Buona Notizia è per tutti!”. E’ autore di apprezzati saggi come “Chi non muore si rivede” (in cui racconta la sua esperienza della malattia) e “L’ultima beatitudine” sul mistero della morte. Nel libro “Due in condotta” ripercorre la sua vita da quando era bambino nel dopoguerra. Padre Maggi si dedica alla divulgazione, a livello popolare, della ricerca scientifica nel settore biblico. Attraverso scritti, trasmissioni radiofoniche e televisive e conferenze in Italia e all’estero. La sua opera è apprezzata nelle diocesi di tutto il mondo e i suoi libri sono incentrati sull’universalità della misericordia che papa Francesco ha posto a fondamento della sua missione sul Soglio di Pietro.vangelo

In che modo il Vangelo supera la visione tradizionale e patriarcale della famiglia?

“Non sono mai stati facili i rapporti di Gesù con la sua famiglia d’origine e gli evangelisti narrano della difficile convivenza di Gesù con i suoi, le tensioni della sua vita familiare. Nel vangelo di Luca si legge che Gesù è appena adolescente, quando esplode il conflitto con i suoi genitori”.Può farci un esempio?

“L’episodio del ritrovamento di Gesù tra i dottori del tempio (Lc 2,41-50) è molto imbarazzante per chi della santa famiglia ha l’immagine idilliaca tramandata da una certa iconografia tradizionale. Luca inizia il suo vangelo indicando chiaramente quale sarà l’orientamento di Gesù. Infatti, sin dall’annunciazione dell’angelo a Zaccaria della nascita di Giovanni, viene detto che il figlio che nascerà camminerà ‘con lo spirito e la forza di Elia per ricondurre i cuori dei padri verso i figli’ (Lc 1,17). L’evangelista cita una frase del profeta Malachia, ma solo per la prima parte, ignorando la seconda (“e il cuore dei figli verso i padri”, Mt 3,24)”.A cosa si riferisce?

“È il vecchio, il passato (i padri), che deve aprirsi per accogliere il nuovo (i figli) e non il contrario, perché il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi (Lc 5,38). Ma questo i genitori di Gesù ancora non lo sanno e non hanno alcun dubbio sul fatto che sia il figlio a doverli seguire (‘credendolo nella carovana’), e non il contrario. Per questo Maria investe con parole di rimprovero Gesù che non li ha seguiti: ‘Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo’ (Lc 1,48). L’unica volta in cui Gesù si rivolge alla madre, nel vangelo di Luca, è per rimproverarla, ricordandole che Giuseppe non è suo padre: ‘Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?’ (Lc 2,48-49)”.Qual è il messaggio?

Gesù non segue le orme dei padri, come essi pretendevano, ma quelle del Padre. I padri rappresentano la tradizione, il Padre il nuovo. Questa tensione tra la famiglia, ancorata al vecchio, alla tradizione, e Gesù, tutto proteso verso il nuovo, sarà la fonte crescente di incomprensione. La famiglia non comprende Gesù e lui, del resto, non l’aiuta a farlo. Nel mondo ebraico il matrimonio non era una scelta facoltativa degli individui, ma una tappa obbligatoria, e ogni maschio ebreo, giunto all’età di diciotto anni, doveva sposarsi, ubbidendo così al comando divino ‘Siate fecondi e moltiplicatevi’, (Gen 1,28). Gesù non si sposa, trasgredendo così la legge divina, incorrendo nella maledizione (‘L’ebreo senza moglie è rifiutato dal Cielo’, Pes. B. 113°)”.In che modo?

“Quando Gesù inizia la sua attività di predicazione, non solo i familiari non lo seguono e neanche gli credono (‘Neppure i suoi fratelli credevano in lui’, Gv 7,5). Ma lo prendono per matto e l’intero clan familiare decide di interrompere la sua folle attività (‘I suoi, sentito questo, uscirono per andare a catturarlo; poiché dicevano: È fuori di sé’, Mc 3,21). Ma Gesù non indietreggia ed è disposto a rompere con la sua famiglia pur di non cambiare il suo cammino (‘Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Girando lo sguardo attorno, disse: Ecco mia madre e i miei fratelli. Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre’, Mc 3,21.31-35)”.Con quali conseguenze?

“Dai non facili rapporti con la sua famiglia, Gesù ha dovuto costatare, con amarezza, che ‘un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua’ (Mc 6,4), e sperimentare sulla sua pelle quel che Michea aveva profetizzato: ‘i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa’, Mi 7,6, Mt 10,36). Con queste premesse non stupisce la presa di distanza di Gesù dalla famiglia patriarcale”.

La Sacra Famiglia Benson, un dipinto di Giorgione

Com’era la famiglia del tempo?

“Nella famiglia patriarcale il maschio, come marito e padre, era capo indiscusso della moglie e dei figli, che gli dovevano obbedienza assoluta. Gesù, che è venuto a liberare l’uomo da ogni sorta di dominio, arriva a dichiarazioni estreme, che scalzano dalle radici il solido e consacrato impianto dell’istituzione familiare, e giunge a dire che ‘Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo’ (Lc 14,25)”.L’annuncio di tempi nuovi, quindi?

“Dopo aver fatto l’elogio degli eunuchi (Mt 19,12), in un crescendo demolitore di quel che resta della famiglia, invita i suoi discepoli ad abbandonarla, assicurando loro che non sarà una perdita, bensì un guadagno: ‘In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente” (Lc 18,29-30). E Gesù dichiara esplicitamente che lui non è venuto per mantenere unita la famiglia, ma addirittura a dividerla: ‘Sono venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera …’ (Mt 10,35)”. Su quali basi?

“Gesù arriva ad affermare: ‘Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me, chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me’ (Mt 10,37; Lc 14,25), e invita i suoi seguaci a lasciare fratelli o sorelle o madre o padre o figli per causa sua e del Vangelo (Mc 10,29). Per raggiungere la piena libertà, il discepolo deve abbandonare tutto quel che gli impedisce la piena libertà di movimento, compresi quei rapporti familiari che, proprio per la loro costrizione, vengono chiamati ‘vincoli’, ‘legami’. Gesù viene a liberare la famiglia da quei sottili ricatti affettivi che impediscono ai suoi componenti di crescere, accedendo a quella pienezza di vita alla quale ogni individuo viene chiamato da Dio”. Cosa ne deriva?

“Per questo, Gesù chiede ai figli di sciogliere quei legami di dipendenza dai loro genitori che impediscono ad essi di crescere e ai genitori di distaccarsi da quei legami verso i figli che condizionano la loro (dei genitori) libertà e che fa dimenticare ad essi che prima ancora di essere padri e madri sono mariti e mogli”.