Percorsi di inserimento “Fra Noi”: ecco come il lavoro può integrare i rifugiati

L'alleanza vincente tra imprese profit e terzo settore per l'inclusione lavorativa dei titolari di protezione internazionale e di tutti coloro che sono in fuga da guerre, persecuzioni e violenze

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A sollecitare percorsi di formazione e inserimento lavorativo è l‘Unhcr. “Possono aiutare i rifugiati a ritrovare la propria autonomia. E a contribuire all’economia del Paese”, spiegano i promotori del progetto Mep-. In fuga da guerre. Persecuzioni.  Violenze. I rifugiati sono costretti ad abbandonare tutto. Ma con sé portano sempre le loro competenze. Le loro professionalità. Il loro talento. Un bagaglio personale che occorre far emergere. Una ricchezza da valorizzare. Perché può rappresentare una grande risorsa. E un’opportunità di favorire un’integrazione efficace e sicura”. A testimoniare l’importanza del lavoro è l’alleanza vincente tra imprese profit e terzo settore per l’inclusione dei rifugiati. Saranno presentate lunedì 7 novembre a Milano le buone prassi della “azione lavoro” del progetto “Fra Noi”. Si tratta di un’iniziativa che ha permesso di attivare percorsi formativi e professionali. Per 180 rifugiati e titolari di protezione internazionale.inserimento

Inserimento nella società

Rifugiati politici. Oppure in Italia con un titolo di protezione umanitaria. 180 persone aiutate a entrare nel mondo del lavoro. E a realizzare così il loro percorso di inserimento nel loro nuovo Paese. Un’operosa integrazione nel sistema-Italia attraverso il progetto “Fra Noi”. Ma non solo. La scoperta di una opportunità per le aziende italiane. Quella di migliorare il proprio impatto sociale realizzando la “diversity inclusion“. È il bilancio finale a conclusione di due anni di lavoro dell’iniziativa “Fra Noi”. La seconda edizione del progetto nazionale. Finanziato dal ministero dell’Interno. Con il Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami). L’obiettivo è integrare stabilmente persone titolari di protezione internazionali. Nei paesi e nelle città in cui si trovano a vivere. Un bilancio win-win per tutti. E cioè per persone che stanno vivendo una fragilità sociale. Per il mondo del non profit che li sostiene in questo percorso. E per le imprese che aumentano il loro impatto sociale.lavoro

Rete solidale

Il progetto Fra Noi è stato realizzato da una rete di 25 enti. A orientare l’azione solidale è il Consorzio “Communitas“. Insieme a Consorzio “Farsi Prossimo”. E in collaborazione con le  aziende che concorrono a rendere pubbliche le buone prassi. Presentando i modelli di collaborazione costruiti. E raccontando le storie di successo realizzate. “Uno dei pilastri su cui il progetto Fra Noi costruisce i percorsi di inclusione sociale dei rifugiati è, infatti, proprio il lavoro- spiegano gli animatori dell’iniziativa-. Alla base c’è la collaborazione proficua tra i soggetti del terzo settore e le aziende profit. In questo modo si sono potuti offrire percorsi di formazione. Tirocini lavorativi. Contratti di assunzione. In diverse imprese del territorio italiano. L’inserimento lavorativo, dunque, è un modo efficace di sostenere i rifugiati. E allo stesso tempo, offre vantaggi alle imprese. Molti datori di lavoro sono interessati ad assumere rifugiati e richiedenti asilo. Ma spesso non sanno da dove cominciare. O sono spaventati dai possibili ostacoli burocratici. Da qui l’esigenza di aiutare le aziende a progettare e realizzare percorsi mirati all’occupazione. Con il massimo successo sia per i datori di lavoro sia per i rifugiati assunti.inserimento

Impresa che include

In questo modo l’impresa include. Attraverso alleanze ad alto impatto sociale. Tra profit, non profit e pubblica amministrazione. Per l’inserimento lavorativo dei rifugiati. A offrire uno spaccato di questa esperienza sono le voci delle aziende che hanno assunto rifugiati. Delle cooperative che hanno messo in relazione i beneficiari con le imprese. Oltre alle riflessioni di esperti di immigrazione. E mediante la presentazione di strumenti digitali realizzati nel corso del progetto. Fondamentale è il coinvolgimento delle imprese del territorio. Così come la promozione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Ciò è tanto più necessario per i richiedenti asilo e i rifugiati. Si tratta, infatti, di persone che hanno minore accesso a reti sociali. E che quindi incontrano maggiori difficoltà a trovare un impiego.

Consigli smart

Il 7 novembre saranno in particolare mostrati i video girati per la piattaforma TikTok. Con una serie di “consigli smart” per entrare nel mondo del lavoro in Italia. Una campagna rilanciata dai social. E l’evento si concluderà con la approvazione e la presentazione di una “Carta dell’integrazione lavorativa”. Un documento con una serie di proposte. Sono le richieste congiunte che mondo profit e non profit rivolgono al Viminale e al governo. Per agevolare l’incontro tra candidati rifugiati e le aziende italiane.