Igiene e insonnia, l’incidenza sottovalutata della Sindrome di Ekbom

Una patologia poco conosciuta ma fonte quasi primaria dell'insonnia. E che, con la pandemia, si è amplificata in modo preoccupante

Sindrome Ekbom

La Sindrome di Ekbom, patologia accresciuta ora dalla pandemia, a livello mondiale, consiste nella convinzione di essere infestati (e infettati) da parassiti o insetti, per liberarsi dai quali si arriva a deturpare e graffiare il proprio corpo. Il nome deriva da quello del medico che, più di tutti, nel secolo scorso, ha studiato e descritto la patologia: il neurologo svedese Karl-Axel Ekbom. Si tratta di una fobia che produce cambiamenti radicali nella vita quotidiana: ipocondrie esasperate, ricerche e fantomatici ritrovamenti degli insetti responsabili (in seguito alla convinzione di essere ricoperti da acari, vermi, ragni e pidocchi), sanificazione esagerata degli ambienti.

Sindrome di Ekbom, cos’è

La Sindrome di Ekbom, per le caratteristiche su cui si fonda, è anche detta parassitosi delirante o allucinatoria. L’individuo crede di essere infestato da parassiti e piccoli animali e ne risulta condizionato sia a livello inibitorio mentale, sia a livello fisico per i decisi interventi mirati a eliminare il prurito. I graffi e le piccole ferite inferte sono autosuggestioni per dare concretezza alle proprie paure e dimostrare al medico la presenza dei parassiti infestanti. A incidere sulla sensazione e sulla sintomatologia concorrono, spesso, le situazioni legate alla tossicodipendenza, all’alcolismo, all’abuso di psicofarmaci.

La questione igiene

In una fase di pandemia come quella attuale, tale sindrome risulta amplificata e appesantita, vincolando maggiormente la vita sociale e individuale (specie di tipo domestico). L’igiene è doverosa e fondamentale ma deve essere consapevole, equilibrata e non sproporzionata. Il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) è un organismo che coordina il ministero della Salute e le Regioni nelle attività di sorveglianza, prevenzione e risposta tempestiva alle emergenze. Scrive: “Il 5 maggio, come ogni anno, si è celebrata la Giornata mondiale dell’igiene delle mani (World Hand Hygiene Day 2020), promossa dall’Oms per aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’igiene delle mani sia in ambito comunitario sia soprattutto in ambito sanitario al fine di prevenire le infezioni negli operatori sanitari e nei pazienti”.

I dati

Riferisce, poi, dei dati molto inquietanti e poco conosciuti. “Le infezioni correlate all’assistenza (Ica) rappresentano un problema globale. L’Oms stima che le Ica incidano per il 10% (1 paziente su 10), la metà delle quali sono infezioni del sito chirurgico (Isc) che risultano per oltre il 50% resistenti agli antibiotici. Un’efficace Ipc (prevenzione e controllo infezioni ndr) ridurrebbe le Ica di almeno il 30%. Secondo i dati dell’Iss in Italia ogni anno vengono stimati 10.000 decessi per infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, 200.000 casi di infezioni da germi multiresistenti, 4 persone ogni 100 nelle lungodegenze hanno un’Ica, 6 pazienti ogni 100 presenti in ospedale e nell’assistenza domiciliare hanno un’Ica.

Sonno-veglia

La media del consumo di soluzioni idroalcoliche per l’igiene delle mani in Italia è però di 15 ml per paziente al giorno, al di sotto del minimo raccomandato dall’Oms (20 ml per paziente al giorno). Il 30-50% delle Ica potrebbero essere prevenibili e uno dei capisaldi è proprio l’igiene delle mani”. La pandemia ha inciso anche su un altro tipo di igiene, quella che gli specialisti definiscono “igiene del sonno”. La qualità del rapporto sonno-veglia ha risentito, negativamente, del periodo di isolamento nelle mura domestiche. La sindrome di Ekbom altera, ulteriormente, tale fragile equilibrio.

Rara malattia psichiatrica

Per questo motivo, fra le varie patologie mentali da ripensare alla luce del Coronavirus, occorre includere anche quella della parassitosi delirante, al contrario di chi la relega (e intende continuare a considerarla tale) come rara malattia psichiatrica. La patologia si lega alla Sindrome delle gambe senza riposo, per la quale si avverte la sensazione di formicolio e di bruciore agli arti inferiori, soprattutto di notte. Non è molto conosciuta ma, in realtà, è una delle cause maggiori dell’insonnia poiché costringe a continui movimenti per alleviare il fastidio, colpisce in prevalenza le donne tra i 40 e i 50 anni.

Chi è colpito

Il costituire una delle cause principali dell’insonnia non è affar da poco. A tal proposito, occorre sottolineare quanto la sindrome appesantisca un quadro, sottovalutato, che le recenti statistiche riguardanti l’insonnia denunciano come delicato. Il sito irgovitale.org, in un articolo del 5 giugno scorso, ricorda: “L’insonnia è un problema che affligge circa 12 milioni di italiani, ovvero il 15-20 per cento della popolazione. Questa percentuale raggiunge il 40 per cento se consideriamo le persone con più di 65 anni […] Si calcola che gli italiani spendano 150 milioni di euro all’anno in sonniferi. Un terzo degli insonni fa uso quotidiano di queste sostanze ed il 10 per cento di questi li assume da oltre 10 anni”.

Altre patologie

Per svegliare le coscienze e allentare le esagerate fobie nei confronti degli insetti, il noto scrittore e regista statunitense Michael Crichton ricordava “Il più pericoloso tra gli organismi che ci minacciano non è un insetto ma un uomo”. Impressiona la reazione delle presunte vittime a tale invasione di piccoli animaletti che sfocia in una devastante ricerca delle prove sul proprio corpo. In alcuni casi, al disturbo concorrono altre patologie, tra le quali l’ipotiroidismo, il diabete, la leucemia linfoide.

Non è solo questione di età

Non si può, al pari dell’errata, ingrata, generalizzata considerazione (soprattutto nella prima fase) del Coronavirus, valutare la sindrome una questione legata esclusivamente all’età avanzata, con la sola variante o “concessione” delle donne al termine della menopausa. Si è dimostrata, infatti, la stretta correlazione con la tossicodipendenza, flagello legato a fasce di età giovani. Nella cura della patologia, l’elemento più arduo è convincere il paziente ad assumere farmaci (spesso antipsicotici) poiché questo, fermamente convinto dell’infezione e dell’ospitare parassiti, non si capacita della reale assenza di motivazione se non quella mentale.

L’approccio

I soggetti maggiormente interessati da questa sindrome sono quelli più deboli, soli, avanti negli anni o martoriati dalle droghe. Riferirsi a essa con una buona dose di sarcasmo, di superficialità e sufficienza perché ritenuta stramba, ingiustificabile, frutto della demenza senile, non è l’approccio migliore né tale atteggiamento contribuisce a eliminarla. Occorre comprenderla e valutarla per le dimensioni che ha: non è rara, soprattutto in considerazione dell’espansione che ha conosciuto, come altre patologie mentali, a seguito del Coronavirus.