Ecco Play4you, la piattaforma per gli adolescenti oncologici

L'intervista al dott. Giuseppe Maria Milano del Dipartimento di Oncoematologia e Terapia Genica e Cellulare del Bambino Gesù sul nuovo strumento del Progetto Adolescenti

Alcuni ragazzi del progetto Play4You. Al centro Pasquale

Si chiama PLAY4YOU il nuovo progetto online dedicato agli adolescenti oncologici. Ideata per superare i limiti imposti dalla malattia e dal periodo di quarantena dovuto al Covid-19, la nuova “stanza virtuale” è stata messa a punto dagli psicologi, dal personale medico e infermieristico e dagli educatori del Dipartimento di Oncoematologia e Terapia Genica e Cellulare del Bambino Gesù, guidato dal direttore Franco Locatelli.

Un nuovo strumento

Play4you è un nuovo strumento del progetto Adolescenti 4You – progetto nato nel 2017 – per dare una risposta alle necessità specifiche di ragazzi e ragazze con una storia comune di malattie onco-ematologiche. Un modello nuovo di assistenza – clinica e psicosociale – che supporti i bisogni legati alla malattia e alla necessità di garantire continuità alla vita fuori dall’Ospedale, fatta di famiglia, amici, scuola, affetti e hobby. Il progetto si è reso ancor più necessario in questo periodo segnato dal coronavirus e dal conseguente lockdown: la quarantena ha in alcuni casi separato i ragazzi malati dalle proprie famiglie creando solitudine e paura. In Terris ha intervistato il dottor Giuseppe Maria Milano, oncologo e referente del progetto Play4you per sapere come gli adolescenti oncologici vivono la pandemia.

Il dott. Giuseppe Maria Milano

L’intervista

Dott. Milano, come è nata l’iniziativa Play4you?
“Una delle necessità principali dei nostri ragazzi malati oncologici è non restare isolati. Di fronte alla pandemia di Covid che ha colpito l’Italia e il mondo e alle preoccupazioni ad essa connesse è arrivata da parte di alcuni ragazzi la richiesta ai nostri psicologi di trovare un canale per stare vicini tra di loro e con noi medici, sia dentro che fuori dall’ospedale. Nello specifico, è venuta fuori l’idea di una piattaforma digitale nella quale i ragazzi possano incontrarsi per giocare insieme”.

E’ stata dunque un’idea nata dai giovani pazienti?
“Sì. Uno di questi ragazzi, Pasquale – un ragazzo maggiorenne affetto da linfoma di Hodgkin che sta a Cosenza da solo in casa perché la famiglia sta a Crotone – si sentiva solo. Gli unici contatti che aveva erano con due membri del nostro staff del “progetto adolescenti”, tra cui lo psicoterapeuta Andrea De Salvo. Parlando con loro, è nata questa idea che è sorta – cosa importante – da una necessità reale”.

Che tipo di videogiochi hanno scelto di condividere?
“Hanno scelto dei giochi da tavolo di una volta – come memory o nomi di cose/persone/animali – ma reimposrtati per essere giocati sul computer in multitasking”.

Come è organizzata la stanza virtuale di gioco?”
“All’interno facciamo entrare circa 5 ragazzi per volta per circa due ore al giorno oltre allo psicoterapeuta per non far troppo trambusto e per regolare e modulare gli interventi evitando così quel fastidioso rumore di fondo che è presente nelle riunioni con troppi partecipanti.  Nelle prime settimane di avvio della piattaforma Play4you si sono iscritti subito una venticinquina di ragazzi; adesso, a qualche settimana dall’avvio – siamo partiti a metà marzo – sono circa 35. Ma i numeri stanno crescendo grazie al passaparola”.

Qual è lo scopo principale dell’iniziativa?
“Quello di farli aggregare e di non farli isolare ulteriormente nonostante la quarantena e il distanziamento sociale dovuti al coronavirus. La cosa importante che abbiamo fatto non è stato solo di aver creato uno spazio di gioco, ma di aver aperto un luogo dove i ragazzi possono continuare a comunicare emozioni, ansie, paure ma anche speranze e sogni per il futuro agli operatori ed educatori presenti nello spazio gioco. In tal modo i ragazzi, anche se fisicamente da soli come Pasquale, non si sentono abbandonati”.

E’ finito il lockdown, il progetto sta proseguendo?
“Sì, perché la piattaforma digitale ci ha permesso di unire più ragazzi che stanno vivendo situazioni diverse l’uno dall’altro: dal paziente ricoverato, a quello in day hospital fino a quei ragazzi che stanno proseguendo le cure da casa, a Roma come a Catanzaro. Uniti nella riscoperta dei giochi da tavolo, quelli da fare in compagnia”.

Quali e quanti pazienti segue il vostro reparto?
“Noi seguiamo diverse tipologie di malattie: sia tumori del sangue, sia malattie ematologiche maligne, leucemia, linfomi, tumori dell’età pediatrica in soggetti dagli zero ai 21 anni. Siamo il centro italiano con il maggior numero di pazienti per anno: sono 360 i casi che vengono diagnosticati e portati al Bambin Gesù annualmente. In questo momento, seguiamo circa 100 adolescenti”.

Come il coronavirus ha impattato nelle loro vite?
“La presenza di un nuovo virus mortale ha scatenato molte paure nei ragazzi con il rischio di innescare in loro – se lasciati soli – pensieri negativi, pessimisti. I malati oncologici, infatti, sono pazienti immunodepressi a causa delle cure contro il cancro. Sono perciò tra i soggetti più a rischio in assoluto, perché hanno un sistema immunitario pressoché inesistente”.

Com’è l’approccio con i pazienti in età adolescenziale?
“Diverso da quello degli adulti. Nello specifico, questo progetto ha come approccio quello di garantire un percorso di ‘cura’ all’interno della vita, e non un percorso di ‘malattia’ all’interno della vita. Questo perché gli adolescenti sono soggetti psicologicamente ‘fragili’ che stanno crescendo per diventare adulti, un percorso non facile complicato dalla malattia e dalla paura di morire. Per questo è importante far capire loro che possono continuare il loro percorso di vita anche durante le cure senza doversi sentire dei malati da isolare o emarginare. Play4you – attraverso il gioco – risponde dunque a questo profondo bisogno di connessione, per non sentirsi soli in questa battaglia contro il cancro e il coronavirus”.