“Disprezzare le persone con disabilità è una dimostrazione di ignoranza”

Intervista di Interris.it ad Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell'Associazione Italiana persone Down: "Occorre parlare con loro e non solo di loro"

Disabilità

E’ scoppiata la polemica per la parola “Down” usata come insulto in alcune trasmissioni televisive. Da cosa nascono comportamenti del genere? “Dall’ignoranza e dalla mancanza di importanza che si dà alle parole, ma anche dai falsi valori , spesso proposti dagli stessi massmedia. Negli ultimi giorni abbiamo sentito ancora una volta usare le parole “Down” e “mongoloide” come insulto e manifestazione di disprezzo in trasmissioni come GF Vip  e l’Assedio”. E’ un attimo, ma fa male, fa male alle 40.000 persone con la sindrome di Down e alle loro famiglie che vivono in Italia e che lottano ogni giorno per far capire che avere la Sindrome di Down, essere “mongoloide”, non vuol dire essere sciocchi e incapaci e quindi degni solo di disprezzo. Avere la sindrome di Down vuol dire avere una disabilità intellettiva, ma essere soprattutto persone, persone che vanno a scuola, che si sforzano di acquisire una certa autonomia, che qualche volta lavorano, che ridono, che piangono, che hanno dei sentimenti, che sanno dare e ricevere”.

Come si è arrivati a questo punto?

“Sembra paradossale, ma bisogna aiutare le persone a vedere chi sono le persone con disabilità al di là della disabilità, persone con bisogni, interessi, risorse da condividere. E’ solo condividendo che si può cambiare: insieme nei banchi di scuola, al mercato, sui posti di lavoro”.

In che modo si può far conoscere il prezioso contributo sociale delle persone con disabilità?

“Io credo che le persone che “incontrano” davvero le persone con disabilità sanno scoprire il loro apporto in tutti i campi. Le persone con disabilità in Italia hanno reso migliore la nostra scuola, hanno aperto le istituzioni chiuse e spesso hanno migliorato anche i luoghi di lavoro. E’ che troppe volte si ha una gran paura di incontrare il “diverso” percepito come una minaccia perché inizialmente non ci si riesce a “specchiare” in lui, ma se si accetta di guardarsi negli occhi, non solo ci si capisce ma si scopre qualcosa di nuovo”.

 Le organizzazioni internazionali si impegnano abbastanza per difendere i diritti delle persone con disabilità? 

“E’ impossibile dare una risposta univoca, qualcosa si fa, ma bisognerebbe dare più spazio e visibilità alle persone con disabilità e soprattutto parlare “con” loro e non solo “di” loro”. I diritti sono riconosciuti dalle leggi e ne abbiamo di molto buone, basti pensare alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Il problema sta nel rendere i diritti esigibili e questo ci riguarda, tutti. Il punto fondamentale è valorizzare le persone e la loro diversità, dando voce e protagonismo alle persone con disabilità. La vita è minacciata soprattutto dalla mancanza di opportunità e servizi per chi è vivo ed esprime bisogno di aiuto”.