Coronavirus, uniti in questi sacrifici

La problematica relativa al COVID-19 occupa giustamente da tempo le cronache nazionali con eccessi allarmistici da un lato ed altrettanto eccessi di ottimismo dall’altro. Questo virus partito da Wuhan trae la sua denominazione da CO -corona, Vi-virus, D disease e 19-2019 anno in cui è stato evidenziato.

Credo che per meglio capire e quindi orientarsi in quello che è diventato un labirinto d’informazioni date, in alcuni casi a sproposito da chi nulla sa sull’argomento, sia bene fare una distinzione fondamentale. Un conto è parlare della malattia – quali siano i sintomi iniziali, come si manifesta, quali sviluppi può avere, la relativa mortalità e percentuale di guarigione, le categorie maggiormente a rischio – ed un conto è la problematica relativa al contagio e alla trasmissibilità.

È su questo punto che ci si intende soffermare perché, se si riesce a comprenderne l’importanza, crediamo che questo tema possa essere affrontato in maniera seria e più
consapevole da parte dei cittadini , senza allarmismi ma neanche senza sottovalutazioni. Se paragoniamo l’indice di contagiosità di 2,5 soggetti per paziente affetto da tale patologia rispetto ai circa 15 per il morbillo ci si può illudere di stare relativamente tranquilli, ma il problema si presenta quando consideriamo che circa il 95% della cittadinanza è vaccinata contro il morbillo al contrario della platea di possibili contagiati che riguarda tutta la popolazione non essendo al momento disponibile alcun vaccino per il COVID-19.

È per tali motivazioni che risulta fondamentale la prevenzione al fine di ridurre al minimo la
platea di possibili ammalati; non devono tanto colpire quindi le misure di prevenzione adottate, anche se da molti giudicate “esagerate” quanto piuttosto lo scopo fondamentale di non trasformare un’epidemia in una pandemia. Sappiamo infatti che l’epidemia è una patologia che si diffonde fino a colpire un gran numero di persone in un territorio più o meno vasto, al contrario della pandemia che risulta invece essere collegata a un agente infettivo che si diffonde in una zona molto più vasta e in diverse aree del mondo.

Non bisogna poi anteporre l’interesse economico alla salute garantita dall’art. 32 della
nostra Costituzione perché se da un lato esiste certamente il problema dell’economia del Paese tradotta in mancato guadagno, bisogna anche pensare all’ingente spesa sanitaria e alla diminuita forza lavoro che un’eventuale pandemia comporterebbe.

Per concludere riteniamo che restando uniti in quello spirito di comunione e solidarietà che sempre ha contraddistinto il nostro paese, anche in questa triste evenienza e a fronte di alcuni sacrifici quali restare in casa per le persone a rischio, non avere contatti fisici, unitamente ad un’accurata igiene personale e ad altri presidi ampiamente diffusi dall’OMS, certamente riusciremo anche in questa evenienza a sconfiggere e non ad esser sconfitti da questo temibile Virus.